Cinema futuro (924): “Agorà” 17/04/2010
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“Agorà”
Uscita in Italia: venerdì 23 aprile 2010
Distribuzione: Mikado
Titolo originale: “Agora”
Genere: avventura / drammatico / storico
Regia: Alejandro Amenábar
Sceneggiatura: Alejandro Amenábar, Mateo Gil
Musiche: Dario Marianelli
Uscita in Spagna: 9 ottobre 2009
Sito web ufficiale (Spagna): cliccate qui
Sito web ufficiale (Italia): cliccate qui
Cast: Rachel Weisz, Oscar Isaac, Max Minghella, Rupert Evans, Sami Samir, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale, Richard Durden, Manuel Cauchi, Homayoun Ershadi
La trama in breve…
Nell’Alessandria d’Egitto del 391 dopo Cristo, la filosofa Ipazia, ultima erede della cultura antica e forse, in quanto donna, massima espressione di una lunga evoluzione civile e di una libertà di pensiero che non si rivedrà più fino all’epoca moderna, viene travolta dalla crisi di un mondo, quello pagano, che non ha saputo ripensarsi, trovandosi così impreparato di fronte al nascere – e presto al dilagare – di movimenti religiosi sempre più fanatici e intolleranti.
Fra questi i “parabolani”, la setta cristiana che arriva a distruggere la biblioteca del Serapeo, dove Ipazia lotta insieme ai suoi discepoli per salvare la saggezza del Mondo Antico. Tra questi ultimi, due uomini in lotta per il cuore della filosofa: l’arguto e privilegiato Oreste e Davo, il giovane schiavo di Ipazia, che è diviso tra l’amore segreto per lei e la libertà che potrebbe ottenere se si unisse alla rivolta ormai inarrestabile dei cristiani.
Con ostilità implacabile, il vescovo Cirillo attacca senza sosta “l’eretica” Ipazia, fino a condannarla a morte…
AGORA’ SECONDO ALEJANDRO AMENÁBAR
“Quattro anni fa, dopo Il mare dentro, che è stata per me un’esperienza molto intima, non avrei mai immaginato che il mio film successivo avrebbe parlato di pagani e cristiani nell’antico Egitto. Ma è proprio questa la bellezza della mia professione: puoi liberare la tua fantasia ed esplorare dei mondi affascinanti come l’Alessandria del quarto secolo dopo Cristo, immaginare le sue strade, i templi e il popolo. E trovare la passione – e i soldi – per riportare in vita tutto questo”.
“Io non sono mai stato interessato alla scienza. Per me, la cosa meravigliosa di questo progetto è stata venire a contatto con il mondo scientifico da un punto di vista umano ed emotivo. Il nostro obiettivo, con questo film, era di applicare le emozioni a quello che avviene nell’universo, tutte le emozioni che derivano dal rivelare il mistero del cosmo”.
“Siamo finiti a raccontare la storia di Ipazia, vissuta nel quarto secolo d.C. ad Alessandria, attraverso un elaborato processo di selezione. All’inizio si trattava di una storia che abbracciava 2.000 anni, dal sistema geocentrico alla relatività, e abbiamo svolto delle ricerche su ogni dettaglio. Ma mentre studiavamo Ipazia e il periodo in cui era vissuta, abbiamo scoperto che c’erano molti legami con il mondo in cui viviamo attualmente e questo ha scatenato il nostro interesse. Alessandria d’Egitto simboleggiava una civiltà che lentamente è stata distrutta da fazioni diverse, soprattutto religiose. Per molti, il periodo in cui era vissuta Ipazia rappresentava la fine del Mondo Antico e l’inizio del Medioevo”.
“Fin dall’inizio del progetto il mio obiettivo, da un punto di vista formale, è stato quello di fare in modo che il pubblico avesse quasi l’impressione di seguire una troupe della CNN mentre documenta dei fatti che avvengono nel quarto secolo d.C. Quel senso di immediatezza, quasi fossero delle breaking news, è stato alla base del mio approccio. Volevo infrangere alcune delle norme stabilite dei film storici e quindi, per esempio, non girare soltanto nel formato largo, con delle inquadrature con il grandangolo e della musica invadente. AGORA è un misto di rigore e spettacolo”.
“Volevo allontanarmi dalla perfezione formale caratteristica di questo tipo di film. Per questo, quando assistiamo a un incontro per strada, si deve avere l’impressione che la cinepresa non possa riprendere tutto con una perfezione assoluta. Abbiamo deciso di essere dei testimoni diretti di quello che succede, magari non contemplando le cose attraverso primi piani, ma da angoli diversi. E, soprattutto, la violenza non doveva diventare uno spettacolo”.
“Questo film è stato pensato fin dall’inizio come un progetto internazionale e da girare in inglese, perché stiamo parlando di 50 milioni di euro di budget. Sarebbe stato un suicidio pensare che un film così importante potesse essere concepito e girato in Spagna, solo con attori spagnoli, e poi sperare di recuperare l’investimento. Tutto ciò, associato al fatto che Alessandria era un misto di culture e lingue, mi ha fatto pensare che si potesse tranquillamente sentir parlare in inglese per le strade”.
“AGORA è la storia di una donna, di una città, di una civiltà e di un pianeta. L’Agorà è il pianeta su cui dobbiamo tutti vivere insieme. Abbiamo cercato di mostrare la realtà umana nel contesto di tutte le specie terrestri, e la Terra all’interno di un contesto universale, guardando gli esseri umani come fossero formiche e la Terra come una piccola sfera tra tante stelle. Abbiamo giocato cambiando la prospettiva”.
“Talvolta mi piacerebbe guardare da una serratura e vedere il passato esattamente come si è svolto, anche se questo fosse possibile soltanto per cinque secondi o cinque minuti. E’ una cosa che abbiamo cercato di fare in questo film: offrire al pubblico la possibilità di guardare il passato attraverso il buco della serratura, per due ore”.
“Desidero che i miei film siano un viaggio e questo è un viaggio nel tempo e nello spazio. L’intera esperienza è stata estremamente appassionante, dal momento in cui Mateo Gil, Fernando Bovaira ed io abbiamo incominciato a sognare questo progetto. Posso soltanto sperare che il pubblico si appassioni a questa pellicola come abbiamo fatto noi. AGORA è, per molti versi, la storia del passato che si rivolge in maniera indiretta a quello che avviene nel presente. E’ uno specchio che le persone possono guardare e osservare attraverso la distanza del tempo e dello spazio, per constatare quanto poco sia cambiato il mondo”.
Trailer italiano:
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