Libri – Michela Murgia “Ave Mary” 20/06/2011
Posted by Antonio Genna in Libri, Religione.trackback
Michela Murgia, vincitrice del premio Il Molinello e del premio Campiello 2010 con il romanzo “Accabadora”, è da poco tornata sugli scaffali delle librerie italiane con “Ave Mary – E la Chiesa inventò la donna” (Einaudi, 170 pagine, prezzo di copertina 16 € – Acquista “Ave Mary” a prezzo scontato su Amazon.it
), un saggio socio-teologico in cui la scrittrice sarda riflette su quanto sia difficile essere donna e sugli obblighi che ciò comporta, soprattutto quello di essere sempre “esteticamente sostenibili”.
Come scrive la stessa Murgia: “Dovevo fare i conti con Maria, anche se questo non è un libro sulla Madonna. È un libro su di me, su mia madre, sulle mie amiche e le loro figlie, sulla mia panettiera, la mia maestra e la mia postina. Su tutte le donne che conosco e riconosco. Dentro ci sono le storie di cui siamo figlie e di cui sono figli anche i nostri uomini: quelli che ci vorrebbero belle e silenti, ma soprattutto gli altri. Questo libro è anche per loro, e l’ho scritto con la consapevolezza che da questa storia falsa non esce nessuno se non ci decidiamo a uscirne insieme”.
Nella costruzione dell’immagine della figura femminile ancora ai giorni nostri in Italia è fondamentale il fattore religioso: come la scrittrice dimostra partendo da esempi concreti, citando brani evangelici ma anche spot televisivi, icone sacre e icone alla moda, encicliche e titoli di giornali femminili, la formazione cattolica di base continua a legittimare la gerarchia tra i sessi, anche in ambiti apparentemente distanti dalla matrice religiosa, ed anche tra chi credente non lo è proprio.
Senza mai pretendere di fornire verità assolute, ma con una competenza da persona di fede, Michela Murgia cerca di svelare il legame invisibile che lega credenti e non credenti nella stessa mistificazione dei rapporti tra uomo e donna.
Secondo la Murgia, “la prima civiltà dell’immagine è il Cristianesimo perché, dovendo inizialmente proporsi a una popolazione di analfabeti che capivano solo disegni, ha generato opere d’arte meravigliose. Queste ultime però da un lato hanno trasmesso il messaggio cristiano ma dall’altro hanno codificato un imprinting di cui, a tutt’oggi, fede o non fede, che si vada o non si vada in Chiesa, rimane la traccia”. Come esempio, la scrittrice propone la Pietà di Michelangelo: “Il Cristo morto ha 33 anni per la tradizione, 37 per gli storici, e dovrebbe stare in braccio a una donna di almeno cinquanta. Maria invece ne ha sedici, è un’adolescente che tiene in braccio un adulto morto”; per questo motivo “quella giovinezza è teologica: Maria è pura e ferma all’Annunciazione” ma “dire che la purezza è eternamente giovane e che la vecchiaia è corruzione, che effetto fa sulle donne per cui Maria è stata vecchia per secoli?”.
Una lettura intrigante, con tanti spunti interessanti, che pone l’attenzione – in un connubio tra vita di ogni giorno e Sacre Scritture – sugli errori che atei e credenti hanno diffuso attraverso i mass media e la televisione.
un consiglio: lascia perdere pubblicità, chiacchiere politiche e di false difese femminili. scrivi ancora libri come accabadora…………