Edicola – “Internazionale” # 906, 15-21 luglio 2011: “No Logo dieci anni dopo” 15/07/2011
Posted by Antonio Genna in Internazionale, News.trackback
Vi presento la copertina, un elenco dei principali contenuti e l’editoriale del direttore del numero 906 dal 15 al 21 luglio 2011 di “Internazionale”, settimanale d’informazione fondato nel 1993 che propone articoli delle principali testate straniere tradotti in lingua italiana, in vendita nelle edicole al costo di 3 €.
Di seguito, il sommario di questo numero.
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In copertina
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No logo dieci anni dopo
Le cultura delle multinazionali non governa solo i centri commerciali. Detta legge a Washington e alla Casa Bianca. E ha creato un presidente-marchio che produce gadget e false speranze. Naomi Klein spiega perché il cambiamento deve venire dal basso.
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La lezione di Genova
La storia ha dato ragione alle idee del movimento. Che oggi animano la protesta delle piazze europee.
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Visti dagli altri
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L’Italia al centro della crisi economica
L’alto debito pubblico e gli errori del governo di Roma hanno fatto crollare la fiducia dei mercati nei confronti dell’economia italiana. Che rischia di essere travolta, trascinandosi dietro l’intera eurozona.
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Come i birilli del bowling
Un crollo dell’Italia sarebbe una catastrofe, perché contagerebbe molte banche europee, scrive l’Economist.
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Le banche italiane hanno paura del contagio
Gli attacchi degli speculatori si sono concentrati sugli istituti di credito. Nonostante la condotta prudente delle banche.
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Il governo Berlusconi è impreparato
A peggiorare la situazione, c’è il fatto che i problemi economici arrivano nel mezzo della crisi finale del berlusconismo.
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Tempi difficili per Stati Uniti ed Europa
Come l’eurozona, anche la Casa Bianca deve risanare i conti. In entrambi i casi serve una classe politica saggia e coraggiosa.
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Attualità
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Lo scandalo di Murdoch
Intercettazioni illegali. Accuse di corruzione. Ricatti. In Gran Bretagna l’impero dell’editore australiano è in difficoltà. Vittima del suo stesso cinismo.
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Ripartire dai lettori
I tabloid sono l’immagine di un giornalismo asservito al potere. E lo scandalo di News of the World dimostra che serve una nuova etica della professione, scrive George Monbiot.
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Messico
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Storie di ordinario eroismo
Negli ultimi cinque anni la guerra tra i narcos messicani ha provocato quarantamila morti. Ritratti di dottori, sindaci e intellettuali che hanno deciso di opporsi alla violenza. Il reportage del País.
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Scienza
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La forza degli ottimisti
Il nostro cervello è progettato per farci vedere sempre il lato positivo delle cose. Perché l’ottimismo può aiutare a vivere meglio e perfino modificare la realtà.
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Regno Unito
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I mille muri di Belfast
Diffidenza. Paura. Violenze. Tredici anni dopo gli accordi del venerdì santo, la città simbolo del conflitto nordirlandese è ancora spaccata in due. Ma né i protestanti né i cattolici vogliono rinunciare alla pace.
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Portfolio
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Gli eredi delle mine
Li chiamano “soldati perfetti”: costano poco e non si lamentano. Sono gli ordigni che ogni anno uccidono o feriscono migliaia di civili. Il reportage di Giovanni Diffidenti.
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Ritratti
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Bothaina Kamel. Buongiorno Egitto
Attivista per i diritti umani e conduttrice tv, è la prima donna candidata alle presidenziali. E dà voce alle rivendicazioni dei ragazzi di piazza Tahrir.
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Viaggi
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Cavalcata in Mongolia
Tra i palazzi di epoca sovietica a Ulan Bator e in sella nella steppa con i pastori nomadi tsaatan. Alla ricerca dei pascoli per le renne.
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Graphic Journalism
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Cartoline dal Messico
Di François Olislaeger
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Pop
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Perché Mourinho non perde mai in casa
Di David Runciman
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Il prato non è verde
Di Bill Bryson
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Africa e Medio Oriente
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Gli egiziani tornano in piazza Tahrir
In Egitto si moltiplicano le proteste contro il governo e i militari. L’8 luglio migliaia di persone hanno manifestato per difendere gli obiettivi della rivolta contro Hosni Mubarak.
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Americhe
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Washington taglia gli aiuti militari al Pakistan
Gli Stati Uniti chiedono all’esercito pachistano un maggiore impegno nella lotta al terrorismo. Dopo mesi di accuse e avvertimenti, la tensione tra i due paesi cresce.
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Asia e Pacifico
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La Malesia teme la rivoluzione dell’ibisco
L’opposizione e il movimento Bersih 2.0 sono scesi in piazza per chiedere riforme. È stata la più grande protesta degli ultimi anni e il governo l’ha repressa con la forza.
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Libri
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Il pubblico non c’è
In Croazia il maggior successo editoriale ha venduto duemila copie. Nella ex Jugoslavia si scrive molto ma si legge poco.
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Scienza e tecnologia
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La siccità annunciata
All’origine della siccità nel corno d’Africa c’è il fenomeno meteorologico della Niña. Gli esperti avevano lanciato l’allarme, ma è stato fatto poco per prepararsi all’emergenza.
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Mi basta l’un per cento
Instapaper è un’applicazione molto utile per salvare le pagine web e leggerle con calma in un altro momento. Il suo inventore spiega perché ha tolto dal mercato la versione gratuita.
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Economia e lavoro
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La bomba a orologeria del debito cinese
Gli enti locali cinesi si sono indebitati enormemente per investire nelle infrastrutture e assicurare la ripresa. Nei prossimi due anni, però, Pechino potrebbe pagare un conto salato.
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Editoriali
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La tempesta sull’Italia
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Tanti auguri al Sud Sudan
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Opinioni
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Amira Hass
L’ultimo tentativo
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Yoani Sánchez
L’ultimo tentativo
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Noam Chomsky
Israele rimandato a settembre
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David Randall
Un tabloid troppo cattivo
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Goffredo Fofi
Sacrosanta rabbia
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Giuliano Milani
Elementare, Watson
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Pier Andrea Canei
Super heavy
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Christian Caujolle
Tanti auguri
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Anahad O’Connor
Allergie da cani e gatti
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Tito Boeri
40 miliardi di euro
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Tullio De Mauro
Adulti competenti cercansi
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Ed ora l’editoriale del direttore Giovanni De Mauro.
Genova
Possiamo parlare? Possiamo discutere senza urlare? Possiamo cercare di capire insieme quello che bisogna fare? Era questo lo spirito con cui decine di migliaia di persone si ritrovarono a Genova un weekend di luglio di dieci anni fa. Qualcuno la chiamò la fine dell’età dell’innocenza: per chi all’epoca aveva vent’anni, per i grandi movimenti sociali nati a Seattle nel 1999 e per tutta la sinistra, che non capì cos’era accaduto e fu incapace di reagire. A Genova i leader occidentali misero a punto con successo l’idea che i luoghi del potere vanno isolati, fortificati, difesi con la forza e se necessario con la violenza da ogni possibile dissenso. Dieci anni dopo, con una nuova crisi economica che si avvicina e il cui rombo cupo scuote le fondamenta dell’Europa, sono ancora asserragliati nelle loro zone rosse, spaventati a morte, ma sempre meno disposti ad ascoltare, a capire, a cercare di condividere decisioni che riguardano il futuro di tutti noi.
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