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TeleNews #64 – Nomine, a Rai 2 arriva Pasquale D’Alessandro – Liofredi fa causa alla Rai per mobbing – Gli ascolti del Tg1 e gli sforzi eroici – Elio e Arisa gli ultimi due giudici di X Factor su Sky – Sissi e le principesse dello share, tornano gli evergreen dell’Auditel – Chi l’ha visto? record, e Quarto grado come CSI – La fine di Report – Telefilm: E.R. e le carriere partite dai serial – L’intervista: Gaia Tortora: contro l’invidia, il buddismo 22/07/2011

Posted by Antonio Genna in Cinema e TV, TeleNews, TV ITA.
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Lo spazio “TeleNews – Notizie dal mondo della televisione” propone una rassegna stampa – segnalando le fonti di provenienza – di notizie ed argomenti vari legati al mondo dello spettacolo e della televisione italiana e straniera, e che non hanno trovato posto in altri appuntamenti abituali del blog.
Se avete segnalazioni da fare, lasciate il vostro messaggio qui.

  • Nomine Rai, cambia il direttore di Rai 2
    Dopo oltre un anno ripartono le nomine in Rai e scoppia una forte polemica. La novità è che è tutta interna all’opposizione: è stato infatti decisivo il voto di Giorgio Van Straten, area Pd, per far passare il pacchetto. E Matteo Orfini, responsabile culturale del partito, dichiara piccato: «Sarebbe stato meglio che i consiglieri da noi scelti si fossero dimessi mesi fa». Parole dure. Ma facciamo un passo indietro.
    Contrariamente alle previsioni di un nuovo rinvio – visto che il direttore di Raidue Massimo Liofredi, di fronte all’ipotesi di essere sostituito, minacciava di fare causa – il Cda ha messo al suo posto Pasquale D’Alessandro, che era alla guida di Rai5 dopo essere stato vice direttore della stessa Raidue. Liofredi passa a dirigere i canali per i ragazzi. Sono stati inoltre nominati Carlo Freccero direttore di Rai4, Massimo Ferrario direttore di Rai5, Silvia Calandrelli direttore di Rai Educazione e Alessandro Zucca direttore della Direzione Coordinamento Sedi Regionali. Tutte le nomine sono state approvate col voto di quattro consiglieri e del presidente.
    Era infatti assente il consigliere del Tesoro Angelo Maria Petroni, mentre non hanno partecipato al voto i consiglieri Antonio Verro, Nino Rizzo Nervo e Rodolfo de Laurentiis. Gli ultimi due, vicini a Udc e Pd, hanno motivato la loro scelta sostenendo che l’azienda oggi ha altre priorità, prima di tutte la tutela legale dei giornalisti, nodo che rischia di far saltare Report di Milena Gabanelli. Verro, di fatto capo delegazione della maggioranza, si è associato ai due consiglieri sostenendo che «servono nomine condivise, non spaccature».
    Decisivo quindi il voto, oltre che del presidente Paolo Garimberti, dell’altro consigliere di opposizione, Van Straten. Che così spiega la sua scelta: «Cerco di fare l’interesse della Rai. Non posso accettare di vederla paralizzata. Leggo che avremmo fatto scelte spartitorie. Tacciare Freccero, D’Alessandro o Calandrelli di scarsa professionalità è ridicolo. Leggo che queste nomine – prosegue Van Straten – sarebbero finalizzate a saldature politiche fra Pdl e Lega quando al momento del voto erano assenti consiglieri indicati da Pdl, Udc e Pd, e mi chiedo come si possa sostenere una simile posizione».
    Van Straten si riferisce alle numerose dichiarazioni di esponenti di tutta l’opposizione che hanno valutato come «spartitorie» e «non professionali» le nomine approvate. In particolare al consigliere scelto da Walter Veltroni si imputa di aver votato la Calandrelli per comune militanza e di aver fatto sponda a un’operazione politica per blandire la Lega (in questa area in Rai identificano non solo Ferrario ma anche D’Alessandro) nelle ore del voto sull’arresto di Alfonso Papa.
    «Ora è chiaro perché Van Straten, in occasione della nomina di Lorenza Lei, disse di sentirsi in maggioranza», commenta amaro Orfini. I nostri due consiglieri non hanno voluto dimettersi per fare battaglie dall’interno. Rizzo Nervo le fa, Van Straten ora farebbe meglio a lasciare».
    Il presidente Garimberti osserva invece che sono state fatte «nomine di professionisti, dando dei responsabili a strutture che erano scoperte da un anno». Infine, il presidente e il dg Lorenza Lei stanno lavorando a una soluzione che separi Report di Milena Gabanelli dal problema più generale della tutela legale dei giornalisti.
    (fonte: “Il Messaggero”, 21 luglio 2011 – articolo di Alberto Guarnieri)
  • Liofredi fa causa alla Rai per mobbing
    La sua non sarà una delle tante cause per demansionamento che intasa l’ufficio legale di Viale Mazzini. Massimo Liofredi, in uscita (suo malgrado) dalla direzione di Rai 2, anziché accontentarsi della struttura Rai Ragazzi starebbe per citare per mobbing e danni morali il direttore generale Lorenza Lei.
    Liofredi, che due mesi fa ha avuto un grave lutto familiare e dalla Rai si sarebbe aspettato maggiore delicatezza, ne avrebbe sopportate troppe: dal tam tam sul suo defenestramento, partito già un anno e mezzo fa, alle tante lettere scritte a Lei per l’organizzazione dei nuovi programmi rimaste, sostiene, senza risposta.
    Fra i torti lamentati, oltre all’uscita di Michele Santoro, passata sopra la sua testa, c’è la questione di svariati conduttori scelti dai vertici, senza consultarlo: da Milo Infante e Caterina Balivo messi l’anno scorso a Pomeriggio sul 2 alla recente scelta di Victoria Cabello per Quelli che il calcio.
    Per sostituire Simona Ventura, passata a Sky, lui avrebbe voluto la coppia Balivo-Francesco Facchinetti. Anche il fine mandato è stato riempito di ostacoli: Star academy, il talent che (condotto da Facchinetti) dovrebbe partire a settembre, è ancora in alto mare. Non si trova neanche la giuria, Renato Zero ed Emma hanno detto no.
    (fonte: “Panorama”, 21 luglio 2011 – articolo di Antonella Piperno)
  • Gli ascolti del Tg1 e gli sforzi eroici
    In piena estate arriva una settimana cruciale per l’informazione. Mentre in Gran Bretagna l’intera Camera dei Comuni si ritrova compatta a sanzionare la vicenda News of the World e a pronunciare un «no» compatto nei confronti di uno degli uomini più potenti dei media internazionali, Rupert Murdoch, in Italia si ragiona sul destino dei telegiornali, e del Tg1 in particolare.
    Da un lato, nel Cda Rai
    si leggono con preoccupazione i dati sulla raccolta pubblicitaria e sulla crisi d’ascolti del notiziario della prima rete; dall’altro lato, il «direttorissimo» Augusto Minzolini definisce i suoi sforzi «eroici». Dove sta la verità? Minzolini perde indiscutibilmente ascolti, difficile interpretare diversamente i dati. Negli ultimi due mesi, in particolare, il Tg1 delle 20 lascia sul campo quasi 700.000 spettatori rispetto al 2009 e più di un milione rispetto al 2008. I risultati del notiziario della sera sono attualmente fermi a 4.315.000 spettatori medi, per uno share del 22,4%. Solo tre anni fa lo share – nello stesso periodo – era del 31%. Che tutto ciò sia l’effetto della frammentazione legata al digitale è solo in parte vero, la controprova sono gli ascolti notevoli del tg generalista di Enrico Mentana.
    Lo stesso Tg5, rispetto a tre anni fa,
    perde sì, ma molto meno, circa 4,5% di share. Ma, al di là dei numeri, vengono alla mente due osservazioni. Il Tg1 è sempre stato percepito come il «telegiornale istituzionale», una sorta di «casa degli italiani». Ora, senza entrare nelle ragioni specifiche, il Tg1 inizia a non essere percepito più così, e rischia di diventare marginale. Secondo, se in Gran Bretagna questi temi diventano oggetto di un pubblico dibattito su informazione e democrazia, accadrà mai lo stesso anche da noi?
    (fonte: “Corriere della Sera”, 11 luglio 2011 – articolo di Aldo Grasso, con la collaborazione di Massimo Scaglioni)
  • Tg1, buonuscita per Minzolini se Alfano trova il sostituto
    Non ci sono solo le nomine delle reti a scaldare i cuori del popolo Rai. C’è anche il totodirettori per le testate giornalistiche. A cominciare dal Tg2 che vive una situazione pro-tempore con Marcello Masi. Il cambio di Corradino Mineo a Rai News è diventato ormai una barzelletta.
    Alberto Maccari è vicino alla pensione e quindi anche la Tgr è in ansia. Ma il caso che più sta montando in queste ore riguarda il Tg1 di Augusto Minzolini. Gli ascolti in calo, le critiche piovute da parte di tutta l’opposizione, le spese da giustificare (anche se sono state restituite): sono queste le spine nel fianco del direttore del Tg1.
    A difenderlo è rimasto soltanto Silvio Berlusconi in persona. E scusate se è poco. Tuttavia, il premier ha dato il là ai suoi collaboratori più stretti, Angelino Alfano in primis, di guardarsi intorno nel caso si possa risolvere il problema facendo tacere i contestatori con un osso da spolpare.
    Per Minzolini ci sarebbe il paracadute di un’ottima buonuscita con un nuovo incarico scelto per lui dal Cavaliere in persona. Del resto è risaputo ormai che gli amici di Minzolini non si trovano di sicuro nella stanza dei bottoni di viale Mazzini (né Lorenza Lei, né i consiglieri sembrano amarlo molto). Forse anche perché il direttore del Tg1 può vantarsi di avere un rapporto diretto con il premier. Mentre altri se lo sognano.
    Ma se Minzolini dovesse trovare un accordo per andarsene chi potrebbe prendere il suo posto? La scelta non sarà facile. Soluzione interna o esterna? Dentro ci sono Susanna Petruni (che però non riesce a convincere tutti coloro che hanno voce in capitolo, lo dimostra il fatto che sta sulla graticola da anni per una direzione); Gennaro Sangiuliano (vice rampante e preparato a cui però potrebbe nuocere il fatto di essere considerato un po’ troppo vicino agli ex An); Francesco Giorgino (su cui pesa il fatto che in qualche occasione ha oscillato sulla linea fedele al Pdl, palesando imbarazzo su gestioni berlusconiane).
    Per la soluzione esterna invece i più gettonati sono Giuliano Ferrara (profilo alto, capace di recuperare gli ascolti, ma non certo un uomo-macchina); Maurizio Belpietro (un altro grande profilo, già in corsa per la poltronissima dopo la vittoria elettorale del Cav); Clemente J. Mimun (che però ha sempre detto di stare bene al Tg5).
    A cavallo tra le soluzioni ci sono Antonio Preziosi (il quale però ha sempre dichiarato di pensare solo al giornale radio, nonostante di recente l’elogio del consigliere Verro abbia fatto capire che potrebbe essere lui il predestinato) e Mauro Mazza (possibile il suo rientro in gioco per una poltrona che da finiano non ebbe ma che ora da berlusconiano ha le carte in regola per centrare l’obiettivo). Tra l’altro Mazza libererebbe anche la direzione di Raiuno, sulla quale si giocano altre partite.
    (fonte: “Italia Oggi”, 20 luglio 2011 – articolo di Marco Castoro)

  • Elio e Arisa gli ultimi due giudici di “X Factor” su Sky
    La giuria di X FACTOR è finalmente al completo. Dopo settimane di indiscrezioni che hanno scatenato il toto-nomi sui giornali e sul web, Sky ufficializza oggi gli ultimi due giurati della prossima edizione del programma targato Sky Uno: Elio, già apprezzato nel suo ruolo di giudice dagli appassionati del talent, e Arisa, una novità assoluta per la trasmissione che, in questa quinta edizione, vedrà il debutto alla conduzione di Alessandro Cattelan.
    I due giudici e capisquadra delle quattro categorie in cui sono divisi i concorrenti – Under 25 uomini, Under 25 donne, Over 25 e Gruppi –  vanno ad affiancare la già annunciata coppia formata da Simona Ventura  e Morgan.
    Nella 4a edizione, Elio ha seguito la categoria degli Over 25,  di cui faceva parte la vincitrice Natalie.
    Dopo aver vinto nella categoria ‘nuove proposte’ del Festival di Sanremo nel 2009,  Rosalba Pippa (Arisa) è tornata a Sanremo anche l’anno successivo nella sezione ‘artisti’ e – sempre nel 2010 – era nel cast fisso della trasmissione Victor Victoria.
    Una giuria di livello eccezionale, che mixa sapientemente diverse personalità e competenze unendo il talento da fuoriclasse della Ventura alle indiscutibili doti musicali e comunicative di Morgan ed Elio alla sorprendente genuinità e creatività di Arisa. Una giuria in grado di fornire, a ciascun talent, un contributo di grandissima professionalità e di garantire uno show straordinario.
    Continua, intanto, la ricerca dei concorrenti della prossima edizione: la seconda tornata di preselezioni si terrà a Roma dove, tra giovedì 21 luglio e domenica 24 luglio sono attesi migliaia di partecipanti. In pochi minuti di provino,  dovranno riuscire a dimostrare di possedere il “fattore X” per poter passare alla successiva fase di selezioni.
    A Roma, i provini si terranno a dove in Piazzale Ferruccio Parri, davanti al Colosseo Quadrato nel quartiere EUR.
    Per partecipare alle selezioni, gli aspiranti concorrenti dovranno registrarsi al numero 0423 402 300 o sul sito xfactor.sky.it.
    Tutti coloro che avranno completato correttamente l’iscrizione, sia per telefono che via web, saranno convocati alla preselezione.
    (fonte: Sky.it, 19 luglio 2011)
  • Sissi e le principesse dello share, tornano gli evergreen dell’Auditel
    Sabato 16 luglio, Italia. La temperatura media alle 21 oscilla tra i 27 gradi al nord e i 35 al sud e mentre il popolo dei vacanzieri parte, arriva, viaggia, c’è un altro popolo – quello dei telespettatori – che si piazza davanti al televisore. Cosa guardano? I dati Auditel di oggi parlano di un fenomeno ricorrente, un caso televisivo non isolato che riesce a inchiodare migliaia di spettatori davanti allo schermo in qualsiasi stagione dell’anno. Stavolta è toccato a “La principessa Sissi” con Romy Schneider, il classico dei classici del melò austro-ungarico del 1955 trasmesso da Rai1 si aggiudica la prima serata televisiva in un caldo sabato sera di luglio con 2 milioni 977 mila spettatori e uno share del 19,16 %.
    Si potrebbero chiamare film-feticcio, tormentoni tv, mostri sacri dell’Auditel, evergreen dello share, compagni di una vita passata in poltrona, ricorrenze, per alcuni quasi epifanie televisive. Sono i film della vita, quelli che qualsiasi temperatura ci sia fuori – dai 35 ai meno 4 – non cambia l’effetto che fanno sul pubblico: bisogna vederli. Anzi, nel migliore dei casi bisogna rivederli per la seconda o terza volta.
    Nel 2010 è successo di nuovo in estate: era il 27 agosto e al grido di “Nessuno mette Baby in un angolo” 2.847.000 spettatori – visto il genere si potrebbe rischiare di concludere che fosse un pubblico prevalentemente femminile – hanno seguito il film “Dirty Dancing”. I balli proibiti dello scomparso Patrick Swayze, non al primo passaggio in tv, riescono a registrare uno share del 16,86%. Sarà tutto merito del protagonista  o del fascino intramontabile delle storie d’amore struggenti, fatto sta che sempre con Patrick Swayze il 5 dicembre si verifica un altro piccolo miracolo televisivo. Questa volta a vedere e rivedere “Ghost”, il film sull’amore fantasma di Demi Moore del 1997, sono 3.021.000 spettatori (12,95% di share).
    Ben oltre le soglie raggiunte nei casi appena citati ci sono un paio di film con i quali le reti vanno a colpo sicuro. Diversi, uno è una commedia musicale e l’altro un film d’amore, potrebbero diventare oggetto di studio per l’effetto ipnotico che hanno sul pubblico: si tratta di “Sister Act”, il film con Whoopy Goldberg del 1991 che al primo passaggio in Rai registrò 11.500.000 telespettatori e anni dopo, il 15 dicembre 2010, riesce a catturarne ancora 4.185.000 e di “Pretty Woman”.
    La favola della prostituta Vivien e del miliardario Edward Lewis, Richard Gere, vince lo scorso 7 settembre con 4.635.000 spettatori contro un colosso della tv come “Distretto di polizia 10”. Stavolta a trionfare è la parabola della cenerentola Julia Roberts che da povera diventa ricca – d’amore – fino a conquistare il principe azzurro. E guarda caso anche la sua versione originale, l’eterea fanciulla bionda disegnata dalla matita di Walt Disney, è un’altra delle principesse dell’Auditel. Il 7 dicembre 2010 al suo primo passaggio televisivo su Rai1 il cartone animato stravinse la gara di ascolti con 7.168.000 telespettatori e il 26,58% di share. La morale? Almeno in tv vince il lieto fine.
    (fonte: Repubblica.it, 17 luglio 2011 – articolo di Benedetta Perilli)
  • “Chi l’ha visto?” record, e “Quarto grado” come CSI
    La cronaca nera tira anche in tv. E non solo grazie ai telefilm di vecchia e nuova generazione. I programmi Chi l’ha visto e Quarto grado hanno conquistato un posto al sole in questa stagione televisiva. Record di ascolti, nonostante Raitre e Retequattro siano le cenerentole delle reti generaliste. Chi l’ha visto ha ottenuto una media stagionale di 13,77% di share nelle 42 puntate contro il 9,81% della scorsa stagione, ma con oltre un milione di telespettatori in più (3 milioni e 600 mila contro i due e mezzo), chiudendo con il botto l’ultima puntata: 3.350.000 spettatori e uno share del 17,19%.
    Performance che ha consentito a Federica Sciarelli di vincere la serata. In precedenza il programma ha ottenuto perfino il 20% di share. In pratica le 42 puntate del programma hanno avuto un costo industriale di 4,3 milioni e hanno portato in cassa 5,5 milioni di pubblicità.
    Un esempio da seguire, visto che non è facile trovare una trasmissione che, pur facendo servizio pubblico, con la pubblicità raccolta si ripaga tutte le spese e ci guadagna perfino sopra. Anche Quarto grado ha vissuto una stagione trionfale, con un record di ascolti che ha raggiunto il top al 18,5% (e una media superiore al 12% contro il 7% dell’anno scorso). Per trovare un risultato simile nella prima serata di Retequattro occorre tornare indietro di 25 anni.
    Per la prossima stagione (si parte il 9 settembre) Salvo Sottile sta già studiando le migliorie al programma, a cominciare dallo studio che avrà a disposizione anche un laboratorio scena del crimine stile Csi. Magari ci faranno pure vedere un’autopsia in diretta! Chissà come questa notizia farà ingelosire Bruno Vespa, che d’ora in avanti penserà a un plastico a misura d’uomo. Sta già cercando un palazzo da affittare…
    (fonte: “Italia Oggi”, 15 luglio 2011 – articolo di Marco Castoro)
  • La fine di “Report”
    In un’atmosfera di sostanziale indifferenza di tutti (vertice aziendale, giornalisti, forze politiche, sindacati) si sta consumando la fine del principale “genere” che giustifica più di altri l’esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo: l’informazione, cioè il diritto-dovere di raccontare i fatti, realizzare inchieste e esprimere opinioni.
    L’ostinazione messa in campo per negare a Milena Gabanelli quella tutela legale che le era stata sempre riconosciuta, come doveroso ombrello protettivo deciso dall’editore per garantire la messa in onda del suo più importante programma d’inchiesta, sta producendo un clamoroso autogol: privare della difesa nel caso di citazioni penali e civili tutti i giornalisti della Rai.
    Questa nuova “policy aziendale”, come qualcuno l’ha definita, sarebbe obbligatoria e vincolante perchè la Rai è sì una società per azioni ma, in quanto società di proprietà pubblica, deve essere assimilata alle pubbliche amministrazioni per le quali vige il divieto assoluto di assumere la difesa dei propri dipendenti, che devono anticipare le spese legali salvo chiederne il rimborso in caso di proscioglimento o di assoluzione con sentenza passata in giudicato.
    Ora io non credo che la Corte di Cassazione, quando nel 2009 a sezioni riunite decretò che la Rai deve essere considerata un “organismo pubblico”, voleva “uccidere” la più grande azienda editoriale del Paese imponendole vincoli sull’esercizio dell’informazione che tutte le altre aziende non hanno. E per non essere frainteso chiarisco subito che non sto sostenendo il diritto del giornalista a dire cose non vere o ad avere libertà di diffamare altre persone.
    Chi ha sbagliato per negligenza, malafede o dolo è, infatti, giusto che paghi di persona. Dico soltanto che se la Rai (sino a ieri) e gli editori privati (ancora oggi) hanno deciso di tutelare anche processualmente i propri giornalisti la ragione è soprattutto quella di garantire un’informazione libera: hanno considerato in sostanza il problema come un normale rischio di impresa visto che il reato di diffamazione, direbbero i giuristi, è “ontologicamente” legato all’esercizio della professione giornalistica.
    La nuova e restrittiva interpretazione avrà come conseguenza, infatti, non solo la rinuncia ad un programma d’inchiesta che, per la serietà e bravura della sua autrice-conduttrice, si è guadagnato sul campo il favore dei telespettatori ma anche un atteggiamento di estrema prudenza sino all’autocensura di tutti i giornalisti Rai con il rischio di trasformare i telegiornali in bollettini ufficiali.
    Dal ’98 al 2001 sono stato prima direttore della Testata giornalistica regionale e poi del Tg3 unificato. Credo di aver collezionato in quegli anni una trentina di querele. Sono stato sempre prosciolto insieme con gli autori delle notizie o dei servizi “incriminati”. Se la Rai non si fosse assunta le nostre difese i nostri stipendi sarebbero a mala pena serviti per pagare gli onorari degli avvocati.
    Qualcuno può pensare che oggi, in un Paese peraltro dove una citazione in giudizio non si nega a nessuno, vista la difficoltà di vedere riconosciuta la lite temeraria se assolti, il giornalista Rai sia disponibile ad assumersi da solo i rischi della sua attività professionale?
    Non credo proprio e sono convinto che d’ora in poi anche i redattori del desk si rifiuteranno di dare le notizie di agenzia se non sarà possibile verificarle direttamente alla fonte. Ma, intanto, con una leggerezza che sfiora l’irresponsabilità si uccide una delle trasmissioni identificative del servizio pubblico.
    Da alcuni anni la Rai in attuazione di una prescrizione del Contratto di servizio realizza il monitoraggio della qualità dei propri programmi. L’ultimo rapporto, realizzato dalla società Dinamiche, relativo alla stagione primaverile 2011 ha evidenziato che “l’esigenza di informazione è uno dei principali motivi per cui si guarda la televisione” e che “l’approfondimento informativo cresce di ben quattro punti” nel gradimento dei telespettatori.
    Nella classifica di questi programmi Report è saldamente in testa con un indice “75” per la qualità percepita (IQP) e un indice “74” per il “valore pubblico” (IVP). Per capire quanto sia positivo questo risultato basti pensare che gli indicatori IQP e IVP sono stati per “Annozero” 60 e 58, per “Porta a porta” 61 e 60, per “Ballarò” 64 e 64, per “Qui radio Londra” 43 e 42.
    A questo punto nessuno si scandalizzi se può sorgere il sospetto che le pressioni per non riproporre Report nella prossima stagione siano talmente “autorevoli” da decidere di sacrificare non solo Milena Gabanelli ma tutti i giornalisti che lavorano per la Rai, sia esterni che interni.
    Una sorta di “muoia Sansone con tutti i filistei”. Spero che non sia così, ma purtroppo la frittata mi sembra già fatta. Eppure non mi rassegno perché sono fermamente convinto che una soluzione ragionevole può, anzi deve essere trovata al più presto per garantire la regolare messa in onda di un programma approvato dal Cda e già presentato agli investitori pubblicitari. Per questo rivolgo un appello al presidente, al direttore generale e al consiglio di amministrazione: chi potrebbe mai credere che una trasmissione di successo venga cancellata dopo 14 anni per ragioni tecnico-giuridiche? Nessuno.
    (fonte: “Europa”, 19 luglio 2011, articolo di Nino Rizzo Nervo)

TELEFILM

  • “E.R.” e le carriere partite dai serial
    Si parla spesso delle star dello schermo, grande e piccolo. Ci sono le icone cinematografiche, identificate con nome e cognome, da Audrey Hepburn ad Angelina Jolie: volti che seguiamo nella vita reale come in quella fittizia, tra le narrazioni dei film e quelle delle riviste. Ci sono i big della televisione, da Oprah a Mike e Pippo, chiamati con il nome di battesimo, a sancirne la vicinanza e la familiarità quotidiana. E poi, in quella terra di mezzo tra cinema e tv che è la serialità, ci sono gli attori che si confondono con il loro personaggio, dal tenente Colombo al dottor House.

    Ma divi si nasce, o si diventa? Oltre a dimostrarci che un buon prodotto seriale resiste all’usura del tempo, e che il ritmo e le storie che tanto ci hanno appassionato quindici anni fa ancora reggono il confronto con i telefilm più recenti, la riproposizione delle prime puntate di «E.R.» su Diva Universal (canale 128 di Sky, domenica, ore 21, con un doppio episodio) ci aiuta a capire i meccanismi della fama: la serie firmata da Michael Crichton e prodotta di Steven Spielberg, con il senno di poi, si è infatti rivelata una formidabile palestra, lo spazio di affermazione di un gruppo di bravi attori ancora oggi alla ribalta. Il più noto, ça va sans dire, è George Clooney, riuscito nell’impresa impossibile di fare il grande salto, dal dottor Ross all’attore impegnato di Hollywood (passando per la Canalis). Ma non si può non ricordare la sempre più brava Julianna Margulies, che dalla capo-infermiera Hathaway è diventata Alicia Florrick in «The Good Wife». O Noah Wyle, il dottor Carter, di recente approdato alla nuova «Falling Skies». È bello studiare i loro primi passi, curioso rivedere la loro fama allo stato nascente. Mentre aspettiamo il ritorno di Anthony Edwards, forse troppo legato al dottor Green per trovare ruoli all’altezza delle sue capacità.

    (fonte: “Corriere della Sera”, 19 luglio 2011 – articolo di Aldo Grasso)

L’INTERVISTA

  • Gaia Tortora: contro l’invidia, il buddismo
    Per le giornaliste tv, quelle vere, è un momento d’oro. Sarah Varetto, 39 anni, è diventata direttrice di SkyTg24 e su La7 Enrico Mentana affida il tg delle 20 a una donna, il caporedattore politico Gaia Tortora, 42 anni, figlia del grande Enzo. Conduce durante il week end e, in generale, quando il direttore è assente. In questi giorni era in onda. È la “supplente” ufficiale. Giura di non essersi “mentanizzata”, ogni giorno appare sempre più splendente, ma la cosa che conta sono gli ascolti: li mantiene al livello del “boss”:  sopra il 10 % di share.
    Insomma, quando Mentana andrà in vacanza, se ci andrà, lei entrerà tutte le sere nelle case della gente…
    “E chi può dirlo? L’altra sera aveva un impegno e sono andata in onda io. Ero in ferie, ma le ho spostate perché  – come sa bene – la situazione lo richiede. Il nostro è un tg molto politico”.
    Ce ne siamo accorti. Avetrana, Melania Rea, Yara: la cronaca nera non la cavalcate…
    “No, per scelta. Parliamo di Avetrana e Parolisi solo quando c’è l’arresto, la notizia. È inutile stare in onda venti giorni con le solite immagini riproposte all’infinito”.
    E ci tenete a snobbare il gossip.
    “L’accenniamo solo nell’anteprima. Diciamo: “Oggi si è sposato Brunetta, ma noi non  ve lo raccontiamo”.
    Perché il TgLa7 ha successo?

    “Per la formula del racconto. Non facciamo un servizio che nasce e muore lì. Fine a se stesso. A volte diamo notizie che altri non danno. Altre le diamo in modo diverso”.
    Tra Tg5 e Tg1 cosa preferisce?

    “Faccio zapping furioso”.
    Ha dichiarato che Mentana, quando l’ha promossa, le ha chiesto di dimagrire.
    “Sì. L’ho fatto. Ma non per lui.  Lo scorso anno ero ingrassata a causa di un infortunio che non mi ha permesso di fare sport. Ora mi sono rimessa in forma. Ovviamente l’immagine conta, nelle case della gente ti devi presentare in un certo modo. Ma sono insofferente al trucco e parrucco: distolgono da altre cose più importanti”.
    Quando l’hanno promossa ha suscitato invidie?
    “Nella mia redazione no. Nelle altre non so. Ma è facile in questo ambiente. Qualcuno non mi avrà ritenuto all’altezza, non mi importa”.
    Mai provato invidia?
    “Mai”.
    E come fa?
    “Con il lavoro. E grazie al mio essere buddista. Il mio motto è “trasformare il veleno in medicina”. Certamente  soffro per le coltellate, per le cattiverie:  sono buddista, mica pirla. Ma regisco con il sorriso”.
     Qualcuno ha detto che si è “mentanizzata”?
    “Qualcuno sì, all’inizio. Ma non capiscono che forse il direttore mi ha scelto perché il mio stile, pur diverso, è simile al suo. Ma lui è lui. Sarebbe stupido imitarlo”.
    Cosa ne pensa della polemica tra Mentana e Santoro?
    “Trovo che Santoro sia stato poco carino nel definire Mentana “diversamente libero”. Che significa? Che sei libero solo se ti chiami Santoro? Le dirò, pure io sono “diversamente libera” e ne vado fiera”.
    Ma lei è libera?
    “Sì”.
    Pensa che La7 avrebbe fatto come SkyTg24? Se il vostro  editore si fosse trovato nei guai, avreste proposto la diretta del suo processo?
    “Non lo so.  Mi auguro di sì. A Omnibus, che ho condotto, spesso abbiano trattato argomenti che ci toccavano da vicino. Loro sono stati chiari e trasparenti. Bella scelta”.
    E della Varetto direttrice di SkyTg24 cosa pensa?
    “Una bella cosa, non perché è donna ma perché è brava”.
    Quote rosa, favorevole o contraria?
    “Le trovo una cosa orribile. Non hanno senso. Non ne dovremmo avere bisogno. Siamo noi che ci dobbiamo mettere del nostro per affermarci”.
    (fonte: Libero-News.it, 21 luglio 2011 – intervista di Alessandra Menzani)

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Commenti»

1. Cloe - 23/07/2011

Liofredi ha rovinato RAI 2 che quest’anno perde un asso come Simona Ventura dopo anni di militanza e grandi ascolti… Per non parlare del trattamento riservato ad un telefilm come Desperate Housewives sbattuto su Rai3 (dove tra l’altro é trattato molto meglio basta confrontare il numero di promo che la terze rete ha mandato con quelli che mandava Rai2)… Speriamo che il nuovo direttore sia meglio… Ma dovrebbe visto che proviene dalla scuola di Freccero ho letto non ricordo piu dove…
Incrocio le dita per Milena Gabanelli non possiamo fare a meno di lei…Non che io segua costantemente il suo programma pero quando lo seguo vedo che è fatto molto molto molto bene dunque perche toglierlo???Sarebbe una chiara macchinazione politica di stampo mussoliniano.
Comunque Antonio sei vermanete un ottimo elemento di informazione. Mal che vada prendano te al posto della Gabanelli;)
Ciaooooooooooooooo

2. galotta pina - 16/09/2011

sono 4 anni che anno assassinato mio fratello e noi non sappiamo ancora nulla come devo fare per sapere perche’ anno ammazzato mio fratello?le indaggine sono ancora aperte ma senza risposte.per favore aiutatemi grazie

3. galotta pina - 16/09/2011

sono 4 anni che anno ammazzato mio fratello e vorrei sapere perche ‘le intaggine sono ancora aperte ma non sappiamo ancora nulla


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