Edicola – “Internazionale” # 913, 2 settembre 2011: “Dimenticare l’11 settembre – Dieci anni dopo a ground zero” 02/09/2011
Posted by Antonio Genna in Internazionale, News.trackback
Vi presento la copertina, un elenco dei principali contenuti e l’editoriale del direttore del numero 913 (dal 2 all’8 settembre 2011) di “Internazionale”, settimanale d’informazione fondato nel 1993 che propone articoli delle principali testate straniere tradotti in lingua italiana, in vendita nelle edicole al costo di 3 €.
Di seguito, il sommario di questo numero.
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In copertina
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Dimenticare l’11 settembre
Il decimo anniversario degli attentati sarà una grande occasione per celebrare le vittime e gli eroi dell’11 settembre. Ma è possibile ricordare senza alimentare l’odio? Si può aspirare alla pace senza tradire la memoria? Le domande di David Rieff .
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Assalto a ground zero
Ambizioni estetiche, pressioni politiche, interessi economici e vincoli edilizi. La ricostruzione del World trade center è una storia di soldi e potere ambientata nel cuore di New York.
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Attualità
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Libia e Siria, rivoluzioni a confronto
A gennaio le rivolte arabe suscitavano simpatia in tutto l’occidente. Oggi preoccupano soprattutto gli europei. L’analisi del País.
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Visti dagli altri
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Estate di sbarchi a Lampedusa
Mentre il Nordafrica è ancora scosso da rivolte e cambi di regime, centinaia di migranti continuano ad arrivare in Italia. Dall’inizio dell’anno gli sbarchi sono stati quasi 50mila.
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Turchia
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Istanbul vista dallo stadio
Passione. Violenza. Amore incondizionato. In Turchia il calcio è una questione molto seria. E la rivalità tra le squadre della capitale è accesissima. I tifosi del Beşiktaş raccontati da Elif Batuman.
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Cambogia
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Farsa di regime
I comici più popolari della tv cambogiana hanno cariche militari, girano armati e fanno propaganda a favore del governo. L’opposizione, nel paese asiatico, si sconfigge anche così.
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Scienza
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L’importanza di capirsi meglio
Politici e studiosi trascurano il valore dell’empatia e fanno poco per svilupparla. Ma una società in cui si cerca la comprensione reciproca è meno violenta.
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Quanto costa diventare una scienziata
Per le donne conciliare carriera scientifica e vita privata è difficile. Dopo il dottorato serve flessibilità e quelle che decidono di fare figli spesso rinunciano a incarichi all’estero.
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Portfolio
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Le rughe del sertão
L’anima del Brasile rurale negli scatti di Tiago Santana. Un universo ostile, dove uomini e animali hanno uguale importanza, scrive Christian Caujolle.
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Ritratti
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Pablo Fajardo. Giustizia è fatta
Rappresenta le vittime dell’inquinamento ambientale della Chevron in Ecuador. E grazie a lui la compagnia è stata condannata a pagare un risarcimento miliardario.
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Viaggi
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Asini irresistibili
Tornare a Fès, dieci anni dopo, e riscoprire un Marocco sospeso tra passato e presente. Con un ricordo speciale per degli animali infaticabili.
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Graphic Journalism
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Cartolina dalla Thailandia
Di Freddy Nadolny Poustochkine
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Pop
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La rivolta nel deserto postideologico
Slavoj Žižek
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La prima volta due volte
Ariel Levy
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Africa e Medio Oriente
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Boko Haram scuote il fragile equilibrio nigeriano
La setta islamica del nord della Nigeria alza la posta in gioco e il 26 agosto colpisce la sede dell’Onu nella capitale Abuja. Gli attentati minacciano
l’unità nazionale.
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Americhe
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In Messico la violenza raggiunge Monterrey
Il 25 agosto un gruppo di narcos ha incendiato un casinò a Monterrey uccidendo più di cinquanta persone. La capitale industriale del paese è in mano ai cartelli della droga.
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Asia e Pacifico
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Sei governi in cinque anni per il Giappone
Il nuovo premier Yoshihiko Noda ha davanti a sé una serie di sfide difficili. Le riforme, la ricostruzione, la questione nucleare e un’economia in grave crisi.
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Musica
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La mappa dei pirati
La diffusione di cd e dvd piratati e del download illegale condiziona gli investimenti dei grandi gruppi internazionali.
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Tecnologia
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Un genio, punto e basta
Negli anni ottanta i computer erano roba da nerd. Avevano il fascino di un’analisi di bilancio e chiunque avesse un minimo di creatività li usava malvolentieri. Poi, però, è arrivato Steve Jobs. Un articolo di Steven Johnson.
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Economia e lavoro
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Helsinki mette a rischio il salvataggio della Grecia
La richiesta finlandese di garanzie sugli aiuti ad Atene rende più incerto il destino dell’intera eurozona. Soprattutto ora che le previsioni economiche per l’area sono peggiorate.
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Editoriali
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Le tasse di Berlusconi
Neue Zürcher Zeitung
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La terza volta di Ortega
El País
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Opinioni
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Amira Hass
Il tram dei poveri
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Yoani Sánchez
Il buon pastore
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Andrew Sullivan
Il fanatismo religioso della destra americana
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Noam Chomsky
C’era un’alternativa alla guerra?
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Goffredo Fofi
Terrore tra i ghiacci
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Giuliano Milani
Troppo autonomi
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Pier Andrea Canei
Rockademia
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Christian Caujolle
Delirio esibizionistico
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Tullio De Mauro
Tagliatori di teste
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Anahad O’Connor
Allergici ai tumori
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Tito Boeri
9,5 per cento
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Giulia Zoli
La prima lettera
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Claudio Rossi Marcelli
Il senso della misura
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Ed ora l’editoriale del direttore Giovanni De Mauro.
Umana
Li chiamarono jumper: i saltatori. Il 7 per cento delle vittime dell’11 settembre morì in questo modo, lanciandosi nel vuoto per sfuggire alle fiamme. Sono le immagini forse più drammatiche e commoventi di quel giorno. Il 12 settembre del 2001 il New York Times ne pubblicò una scattata da Richard Drew, un fotografo dell’Associated Press. È la più famosa, tanto che si è meritata un titolo: The falling man. Si vede la sagoma di un uomo che precipita a testa in giù. Sullo sfondo le righe bianche, nere e grigie della torre nord del World trade center. Venne scattata quindici secondi dopo le 9.41 dell’11 settembre 2001. Fu la prima e ultima foto di un jumper che uscì sul New York Times. Per una parte dell’opinione pubblica statunitense erano immagini talmente forti da essere insopportabili, ma per molti altri i jumper erano dei vigliacchi: anziché resistere e morire da eroi, avevano preferito suicidarsi morendo da codardi. Così le loro immagini diventarono un tabù. Le autorità sanitarie della città di New York dovettero intervenire per spiegare che, anche se tecnicamente si era trattato di suicidi, i jumper andavano inclusi tra le vittime degli attentati. Perfino i tentativi di identificarli attraverso le poche foto disponibili furono ostacolati dai familiari. “Quel pezzo di merda non è mio padre”, disse il figlio di una delle vittime a un giornalista che cercava di mostrargli una foto. “Le immagini dei jumper rendono evidente l’estrema vulnerabilità delle vittime”, ha scritto Susie Linfield sul settimanale New York. Ci ricordano che l’11 settembre fu innanzitutto una spaventosa tragedia umana, oltre che uno dei più gravi crimini politici della nostra epoca.
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