Edicola – “Internazionale” # 914, 9 settembre 2011: “Più tasse per i ricchi” 09/09/2011
Posted by Antonio Genna in Internazionale, News.trackback
Vi presento la copertina, un elenco dei principali contenuti e l’editoriale del direttore del numero 914 (dal 9 al 15 settembre 2011) di “Internazionale”, settimanale d’informazione fondato nel 1993 che propone articoli delle principali testate straniere tradotti in lingua italiana, in vendita nelle edicole al costo di 3 €.
Di seguito, il sommario di questo numero.
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In copertina
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Più tasse per i ricchi
La crisi ha messo in ginocchio le finanze dei paesi industrializzati e molti si chiedono se in questo momento chi ha di più debba dare un contributo maggiore al risanamento dei conti pubblici. La Zeit lo ha chiesto ad alcuni milionari tedeschi.
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Attualità
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La ricetta per tornare a crescere
Debiti, governi incapaci, banche senza controlli: il futuro economico dell’Europa è cupo. Ma c’è un modo per uscire dalla crisi, scrive John Lanchester.
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Visti dagli altri
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L’Italia in mano a politici inaffidabili
Le incertezze sulla manovra economica mettono in luce l’incompetenza e i fallimenti di una classe politica che da anni si occupa solo di se stessa e delle sue ambizioni.
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Canada
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La vita tranquilla del Canada
Un aborigeno, un tamil, quattro studenti e due musicisti punk. Le elezioni del 2 maggio hanno portato a Ottawa una ventata di aria nuova. Ma i conservatori non temono rivali
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Tecnologia
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Il mito della creazione
Il mouse, la stampante, le canzoni dei Rolling Stones. Malcolm Gladwell cerca di capire in che modo nascono le idee rivoluzionarie. E racconta di quando
un imprenditore di vent’anni che si chiamava Steve Jobs visitò lo Xerox Parc nella Silicon valley e vide il primo personal computer. -
Mille modi di raccogliere le informazioni
In futuro i giornali potrebbero sparire dalla circolazione, sostituiti da aggregatori, social network e nuovi dispositivi. L’importante è che ci sia sempre qualcuno che racconti le notizie.
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Indonesia
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Le mele marce di Jakarta
Tredici anni dopo la fine della dittatura, il paese è afflitto da una classe politica inefficiente e corrotta. Gli indonesiani sono sfiduciati, ma molti cercano di reagire.
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Portfolio
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Soldati senza pace
Dopo aver combattuto per dodici mesi in Afghanistan, un gruppo di militari statunitensi torna a casa. Alcuni devono affrontare gravi disturbi psicologici.
Il reportage di Erin Trieb.
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Ritratti
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Peter Coventry. Mercante d’aria
La sua azienda sviluppa progetti verdi in Africa e vende i certificati di risparmio di CO2 alle aziende occidentali. Cercando di rispettare e coinvolgere le comunità locali.
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Viaggi
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La città devota al genio
Dovunque, a Budapest, gli occhi si posano sulle tracce di Franz Liszt. Una passeggiata per la capitale innamorata del grande compositore.
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Graphic Journalism
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Cartolina dalla Thailandia
Di Freddy Nadolny Poustochkine
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Pop
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Il mio migliore amico
Di Hisham Matar
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Perché viaggiamo
Di Jonah Lehrer
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Europa
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I francesi non si fidano più di Strauss-Kahn
Tornato a Parigi, l’ex direttore del Fondo monetario non sembra voler rinunciare alle sue ambizioni politiche. Ma riconquistare la fiducia degli elettori non sarà facilel
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Africa e Medio Oriente
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Il passato scomodo del comandante Belhaj
L’uomo incaricato della sicurezza di Tripoli è stato nel mirino dei servizi segreti occidentali per i suoi presunti legami con Al Qaeda. Ma i capi della rivolta hanno fiducia in lui .
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Asia e Pacifico
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Gli abitanti di Cheju contro la base militare
Il progetto di una base navale è al centro di una disputa tra il governo e gli abitanti dell’isola di Cheju. Per reprimere le proteste la polizia è passata alle maniere forti.
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Americhe
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Il lato oscuro della sicurezza
Le misure antiterrorismo adottate dopo l’11 settembre rendono gli Stati Uniti sempre più simili all’Urss, scrive David Rieff.
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Cinema
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Il fascino dei festival
Alla mostra di Venezia c’è la solita combinazione di film d’autore e star. Ma si fa sentire la concorrenza di Toronto.
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Scienza
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I delfini sanno di essere mortali?
Il comportamento dei cetacei di fronte alla morte di un membro del loro gruppo fa pensare che possono comprendere il concetto di morte.
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Economia e lavoro
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La Casa Bianca fa i conti con gli istituti di credito
Il governo statunitense ha fatto causa a 17 grandi banche per le perdite subite con i mutui spazzatura. L’azione legale, però, potrebbe danneggiare il già fragile sistema finanziario.
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Editoriali
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La Libia e le ipocrisie occidentali
Le Monde
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Autunno caldo in Italia?
Die Tageszeitung
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Opinioni
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Claudio Rossi Marcelli
I buoni vicini dell’Ohio
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Giulia Zoli
Il titolo polivalente
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Amira Hass
Grazie, Wikileaks
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Yoani Sánchez
Questione di geni
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Paul Kennedy
L’eredità dell’11 settembre
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Rami Khouri
L’Onu spaventa Stati Uniti e Israele
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Goffredo Fofi
Farsa di frontiera
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Giuliano Milani
Lonesome together
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Pier Andrea Canei
Retrofitaly
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Christian Caujolle
Tavolette spaziali
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Tullio De Mauro
Appello alle famiglie
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Anahad O’Connor
La pallina per dormire
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Tito Boeri
22,2 per cento
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Ed ora l’editoriale del direttore Giovanni De Mauro.
Divario
L’anno scorso venticinque dei cento manager più pagati degli Stati Uniti hanno guadagnato più di quanto le loro aziende abbiano versato al fisco. Questi manager sono riusciti a far pagare meno tasse alle loro società e quindi sono stati ricompensati. Il rapporto annuale dell’Institute for policy studies, citato dalla direttrice del settimanale The Nation, Katrina vanden Heuvel, è illuminante. Ogni anno le aziende statunitensi riescono a eludere circa cento miliardi di dollari di tasse in modo perfettamente legale ricorrendo ai paradisi fiscali. È un meccanismo perverso che premia i risultati immediati (investimenti ad alto rischio, tagli indiscriminati del personale, trucchi contabili) e che si autoalimenta: gli stipendi dei manager sono decisi da comitati dove siedono altri manager che a loro volta sono a capo di altre società. Ma il legame tra elusione fiscale e stipendi dei dirigenti sembra spiegare in parte anche l’aumento impressionante del divario salariale tra manager e lavoratori: negli anni ottanta il rapporto tra il compenso di un manager e lo stipendio medio nella sua azienda era 40 a 1, nel 2009 era 263 a 1, ed è stato 325 a 1 l’anno scorso, in piena crisi economica. Vuol dire che un manager guadagna in un mese lo stipendio che un suo dipendente guadagna in 27 anni. Insomma, è giusto discutere se sia il caso di ritoccare l’aliquota sui redditi più alti, ed è senz’altro ammirevole che a chiederlo siano anche molti imprenditori miliardari, ma è proprio tutto il sistema che andrebbe ripensato.
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