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TeleNews #74 – Stop del giudice, ma Baila andrà comunque in onda – Sfila sul tappeto rosa la fiction della crisi: Jim Belushi al Romafictionfest – Addio a Enzo Mirigliani – La critica: Conti e i moribondi affetti da longevità – Telefilm: le nuove Charlie’s (poco) Angels – Video: il monologo di Marco Travaglio a Che tempo che fa di domenica 25 settembre; Giuliano Ferrara a TVTalk inveisce contro Massimo Bernardini 26/09/2011

Posted by Antonio Genna in Cinema e TV, In Memoriam, TeleNews, TV ITA, Video e trailer.
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Lo spazio “TeleNews – Notizie dal mondo della televisione” propone una rassegna stampa – segnalando le fonti di provenienza – di notizie ed argomenti vari legati al mondo dello spettacolo e della televisione italiana e straniera, e che non hanno trovato posto in altri appuntamenti abituali del blog.
Se avete segnalazioni da fare, lasciate il vostro messaggio qui.

  • Stop del giudice, ma “Baila!” andrà comunque in onda
    Il giudice Gabriella Muscolo del Tribunale Civile di Roma ferma la messa in onda della trasmissione di Canale 5 “Baila!”, contro la quale Milly Carlucci e gli autori di Ballando con le stelle hanno intentato causa per plagio. Soddisfatti i legali della Carlucci: Decisione storica”. Ma Mediaset fa sapere che ‘Baila!’ andrà in onda ugualmente, nel rispetto di “tutte le inibizioni elencate nel provvedimento del Tribunale Civile di Roma”. Contromossa Rai con un esposto all’Agcom e una diffida a Rti ed Endemol dal trasmettere il programma, anche con titolo diverso da ‘Baila!’ o con simili caratteristiche. “Baila! non è un clone, stasera lo dimostreremo”, questo l’intervento di Barbara D’Urso a Pomeriggio cinque sul caso del programma, che quindi dovrebbe essere confermato.
    Le motivazioni della sentenza
    Il giudice ha così deciso sulla causa intentata dalla conduttrice Rai che accusa la trasmissione di essere una copia del suo fortunato programma, nel corso della scorsa stagione vincitore degli ascolti del sabato sera su RaiUno. Al ricorso della Carlucci hanno aderito nelle scorse settimane anche la Rai e la Ballandi Entertainment che produce il programma di Rai1.
    Secondo il Tribunale Civile di Roma, i due show, ‘Baila’ e ‘Ballando con le stelle’ “appaiono l’uno riproducente l’altro”, e “pertanto a una delibazione sommaria ricorre la contraffazione di Ballando, e il relativo illecito per violazione del diritto di proprietà intellettuale”. Secondo il giudice, infatti, “Ballando è caratterizzata da una creatività sufficiente a differenziarla da altre gare di ballo, creatività i cui caratteri di individualità sono principalmente l’accoppiamento di persone non note con personaggi noti, la selezione e l’eliminazione con la combinazione di una giuria del voto popolare e l’aggiudicazione di un premio”. Elementi che, secondo il Tribunale, “sono presenti anche nella concorrente trasmissione ‘Baila’” che, rispetto a ‘Ballando’, non possiede caratteristiche di differenza tali da poterle attribuire “un gradiente creativo autonomo e diverso”.
    Per queste ragioni il giudice Muscolo ha stabilito lo stop alla messa in onda di ‘Baila’.
    Carlucci: “Decisione a vantaggio dello spettatore
    “  Questa decisione “afferma un principio che mette ordine nel mondo della televisione” è stato il commento di Milly Carlucci. “Sono molto soddisfatta – aggiunge la conduttrice -, questo è un principio che va in direzione del rispetto di un criterio di civiltà a tutto vantaggio del telespettatore”.
    Soddisfatto della decisione anche l’avvocato Giorgio Assumma, legale di Milly Carlucci e autore del ricorso: ‘E’ una decisione storica perché servirà a mettere ordine nel settore della concorrenza televisiva, ove spesso si verificano casi di concomitante messa in onda, da parte di emittenti, diverse, di programmi simili, se non addirittura identici. La decisione, sotto il profilo giuridico, è tecnicamente corretta – aggiunge Assumma – ed a mio avviso inappellabile, perché applica il principio della legge sul diritto d’autore, poco conosciuto e perciò poco adottato, secondo cui ben può essere inibita da un giudice la diffusione di un programma prima della sua messa in onda quando nel frattempo siano stati conosciuti all’esterno della redazione elementi che ne provino la illiceità sotto il profilo della tutela della proprietà intellettuale”. Quanto all’eventualità che comunque questa sera ‘Baila’ vada ugualmente in onda su Canale 5, l’avvocato Assumma si limita a un “stiamo esaminando i passi da compiere nel caso sia così”.La reazione di Mediaset Mediaset, si legge in una nota, “prende atto di un provvedimento spiccato senza “corpo del reato”, ovvero senza avere visto un solo minuto del nuovo programma che stasera sarà in onda su Canale 5.  Mediaset impugnerà quindi d’urgenza la decisione chiedendone la revoca. Tuttavia la decisione di un giudice, pur se provvisoria e da noi non condivisa, va sempre rispettata in attesa del suo annullamento. Pertanto, anche se Mediaset resta convinta che il suo programma sia assolutamente unico e originale, “Baila!” osserverà scrupolosamente tutte le inibizioni elencate nel provvedimento del Tribunale Civile di Roma, confidando nella sua celere riforma. Rimane un fatto: mai era stata espressa la pretesa che un genere televisivo andasse in onda su un unico canale. Da che esiste la tv, i grandi filoni sono ben noti: canto, ballo, comicità. Niente più talent show di canto perchè c’è ‘Amici’? Niente più cabaret perchè c’è ‘Zelig’?
    Niente più reality perchè c’è ‘Grande Fratello’? Mediaset non ha mai ragionato così. Certo, esistono format depositati. E infatti Mediaset ha acquistato a suo tempo da Endemol un formato di origine sudamericana, “Bailando por un sueño”, in onda in molti paesi anche in contemporanea con il format concorrente, che è stato poi adattato alla tv italiana. Ma se il giudice ritiene che debba essere ulteriormente modificato così faremo, in attesa dell’annullamento della decisione provvisoria. E stasera anche il pubblico lo potrà vedere con i suoi occhi”.Anche la Bbc fa causa Su Baila! pende anche la causa per illecita concorrenza intentata nei giorni scorsi dalla Bbc, che possiede i diritti di Strictly Come Dancing al quale è ispirato Ballando con le stelle. Per Baila!, invece, Endemol e Rti hanno acquisito in licenza, e riadattato per il mercato italiano il format messicano Bailando por un Sueno.
    Bbc Worldwide ha citato in giudizio Canale 5 con l’accusa di aver copiato con il programma ‘Baila’ il format ‘Strictly Come Dancing’, la cui versione italiana è ‘Ballando con le stelle’, il programma condotto da Milly Carlucci e previsto con una nuova edizione su Rai1. La notizia è data lo scorso mercoledì 21 settembre con grande evidenza in apertura della pagina degli spettacoli del sito del Bbc. La prima udienza del procedimento di Bbc contro Mediaset si è tenuta venerdì scorso a Roma.
    Bbc Worldwide sostiene che il programma previsto su Canale 5 copia il format di sua proprietà venduto in più di 35 Paesi e considerato uno dei reality di maggior successo al livello mondiale.
    Mediaset ha sempre sostenuto che il suo programma è basato su un diverso format, ovvero ‘Dancing for a Dream’ o ‘Bailando por un sueno’ della tv messicana Televisa. E Bbc Worldwide ha citato per violazione del diritto d’autore anche Televisa ed Endemol, la società produttrice di ‘Baila’.
    (fonte: TvZap Kataweb, 26 settembre 2011)

  • Sfila sul tappeto rosa la fiction della crisi
    Si è aperto con Jim Belushi il quinto Romafictionfest diretto da Steve Della Casa, ridotto a cinque giorni di durata, spostato da luglio a settembre e trasportato dall’Auditorium di via della Conciliazione al Parco della Musica per i soliti tagli, a volte previsti e a volte no. Jim Belushi, fratello del famosissimo John, quello dei BL , la faccia più facciosa dello spettacolo internazionale, è stato premiato insieme a Gigi Proietti e a Lunetta Savino, per il suo seriale La vita secondo Jim , andato in onda per otto anni sulla Abc. Popolarissimo perché musicista, cantante, sceneggiatore, interprete di cinema e tv, ma soprattutto perché uomo dotato di prontezza di spirito, intelligenza vivace e gran senso dell’umorismo, Belushi ha tenuto ieri una lunga master class, raccontando la sua vita a chi voleva ascoltarlo. E il giorno prima, alla conferenza stampa di inaugurazione, aveva già fatto un suo numero per alleggerire una atmosfera diventata tesa, proponendosi di dare tutti i soldi che aveva in tasca alle ragazze che l’anno scorso avevano fatto le hostess al festival e protestavano per non esser state ancora pagate. «Suvvia! Questo è un festival di tv, non è una udienza per il rilascio in libertà condizionata. Ho qualche spicciolo: se posso aiutarvi, ve lo do». Convinto che oggi le novità arrivino più dalla tv che dal cinema: «La tivù osa di più. Basti pensare a quanti talenti ha lanciato il nostro Saturday night live in 37 anni. Oggi, poi, ci sono serie bellissime: Modern family , Dexter , Lost : non me ne perdo una», è pronto a ripartire con la sit-com You won’t even know I am here , vicenda paradossale tra un padre single e una figlia adolescente: «Ma non posso dire altro perché il mondo è pieno di ladri di idee, a cominciare da me che quando posso rubo le trovate di altri». La cosa che ama di più? «Come si fa a scegliere tra la mano destra e la sinistra?». Che idea s’è fatto dell’Italia? «Penso al vostro premier Berlusconi: sarebbe divertente interpretarlo: è colorito, spontaneo, diretto. Deve esser un grande amatore se dedica tanto tempo alle donne». Cosa ricorda del film Dimenticare Palermo che ha girato tanti anni fa con Francesco Rosi? «Tutto. Rosi mi ha fatto capire il cinema italiano. Con lui ho scoperto anche Roma dove ero arrivato portandomi dietro mio figlio. L’ho voluto a cena con me, Rosi, l’altra notte, per festeggiare con lui questo premio».
    Da vero intrattenitore, il meglio di sé Belushi lo dà quando resta solo sul palco nella sala Sinopoli davanti a 500 persone adoranti. Suona l’armonica, canticchia, finge di aver rubato orologi, occhiali e persino un paio di mutande, per dimostrare che chi fa spettacolo prende sempre da qualcun altro. Della tv italiana che pensa? «Conosco solo Colpo grosso , lo vedevo quando giravo con Rosi a Palermo. Ma l’Italia mi piace e sono pronto a fare un film con voi». D’Alatri in prima fila se lo annota.
    Sul tappeto rosa, il colore scelto dal festival, Belushi ha sfilato in coppia con Proietti che qua ha presentato in anteprima, storia di un imbroglione d’alto bordo che si finge ufficiale di finanza e per questo suo falso ruolo viene tirato in mezzo a dirimere un imbroglio dai suoi coinquilini. Tra gli omaggi che il festival fa quest’anno ce n’è uno a Mario Monicelli da parte di Cinzia Th Torrini, uno a Pietro Valsecchi per i vent’anni della sua «Taodue», un terzo a Raul Ruiz, il grande regista cileno morto lo scorso agosto, di cui si vedranno due episodi della versione tv di I misteri di Lisbona in onda su Arte, in Francia. La retrospettiva, che si tiene alla Casa del Cinema in villa Borghese, è dedicata a Walter Chiari, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi: se ci fossero stati anche Sordi e Mastroianni si sarebbe potuto dire che c’erano tutti i grandi cavalieri della commedia all’italiana, protagonisti per quarant’anni di quasi tutto il nostro spettacolo. Madrina della manifestazione è Vanessa Incontrada.
    (fonte: “La Stampa”, 26 settembre 2011 – articolo di Simonetta Robiony)

  • I signori della fiction italiana
    Adesso ci sono i signori della fiction. Produttori esterni che ingolfano le reti generaliste Rai e Mediaset con serie lunghe, brevi e medie. Per non parlare delle contrattazioni con gli agenti degli artisti; le pressioni per far assegnare parti ad amici degli amici. L’esigenza di offrire comunque un po’ di professionalità, sennò il pubblico se ne accorge. L’invasione dell’ultrafiction. Che infatti è in crisi, d’identità e di ascolti. Come prova la fatica con cui è stato organizzato, dall’Associazione produttori tv, il Roma FictionFest, che si apre oggi. Troppa fiction, non tutta di qualità, raramente in grado di competere con le serie americane, agili e scattanti.
    Un tempo l’Italia aveva il suo specifico narrativo: il romanzo sceneggiato. Si prendeva un bel tomo letterario, I Promessi Sposi, I fratelli Karamazov, e lo si affidava a un gruppo di sceneggiatori che dovevano rendere accessibili quelle vicende a chi non le avrebbe mai avvicinate. I registi, Bolchi, Fenoglio, giravano, gli attori, che venivano dal teatro, interpretavano, il pubblico si istruiva. Per interposta tv. La Rai operava in regime di monopolio e il direttore generale era Ettore Bernabei, cattolico fanfaniano e cinico. Si dice che il suo motto fosse: «Ricordatevi che davanti alla tv stan seduti milioni di coglioni». Poi la Rai perse il monopolio, Bernabei se ne andò nel 1974, ma vi ritornò, passando dall’esterno, dopo aver fondato, nel 1992, la Lux Vide, dove lavorano i figli Matilde e Luca.
    Hanno cominciato con il mettere in scena la Bibbia e amano diffondere la vita di santi e papi, che in crisi non vanno mai. E non ci va nemmenoil modesto sacerdote Don Matteo-Terence Hill, approdato felicemente all’ottava stagione. Specialista in storie edificanti ( Ho sposato uno sbirro, Un passo dal cielo ), in biografie con impianto classico, la Lux Vide porta al Festival di Roma Cenerentola con Vanessa Hessler: occupa una buona percentuale dello spazio Rai, anche se il prodotto più amato, Il commissario Montalbano , non è suo bensì della Palomar di Carlo Degli Esposti, altro storico produttore tv, che nel suo curriculum vanta anche Bartali e Falcone.
    Poi c’è Taodue che festeggia mercoledì i vent’anni di vita: fondata da Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt, si è specializzata in racconti legati alla cronaca, Ultimo, Paolo Borsellino, La Uno bianca ; senza però farsi mancare un papa, Karol , e una santa laica, Maria Montessori, con la Cortellesi. A Roma portano Distretto di polizia arrivato alla stagione numero 11, in squadra Andrea Renzi, Maria Amelia Monti, Lucilla Agosti. Amata produzione di Valsecchi fu Nassiriya . «Una storia – dice il produttore – che andava assolutamente raccontata. Ma alla Rai non si sarebbe potuto fare. Troppi veti incrociati, lacci e lacciuoli. A Mediaset si è più liberi. Dobbiamo svincolare la Rai dalla politica, lasciarla volare alto».
    D’altronde, agenti e manager sono ormai i veri padroni della tv, contano più dei direttori di rete. Ogni casa di produzione ha interpreti, registi, tecnici di riferimento. «Siamo stati costretti a strutturarci come industria – dice Matilde Bernabei – per rispondere alla domanda dei partner stranieri. Non è facile, ma siamo orgogliosi di portare all’estero la qualità artistica e tecnica italiana».
    Signora della fiction, oltre che moglie di Celentano, è in proprio Claudia Mori: la sua Ciao Ragazzi lavora in modo privilegiato con Liliana Cavani, che a sua volta lavora volentieri con Fabrizio Gifuni, grande interprete di Basaglia. A Roma presenterà Troppo amore , con Antonia Liskova e Massimo Poggio, un’altra fiction sociale contro i maltrattamenti in famiglia. «Progetti realizzati – dice lei battagliera con enorme fatica. Chi me lo fa fare, ogni tanto mi chiedo. Non è soltanto la necessità di combattere sempre. E’ l’umiliazione di parlare con dirigenti cui non importa nulla di quel che dici». Poi c’è Publispei, società veterana, nata nel 1972, fondatore Gianni Ravera, con l’obiettivo di rilanciare il Festival di Sanremo. Negli Anni 80 arriva Carlo Bixio, scomparso quest’anno a febbraio; nei ‘90 comincia la produzione di fiction, con alcuni lavori fondamentali dedicati alla «nuova famiglia»: Un medico in famiglia per Rai, I Cesaroni per Mediaset. A Roma porteranno Tutti pazzi per amore 3 , con Emilio Solfrizzi, che alla prima stagione fu innovativa e adesso vedremo.E Sky? La sua forza sono le serie straniere, masi è fatta cucire addosso da produttori prevalentemente cinematografici alcune cose molto innovative: Romanzo criminale dalla Cattleya di Riccardo Tozzi e Boris dalla Wilder fondata da Lorenzo Mieli e ora proprietà della Fox. E produttore per Sky (ma non solo) è anche il regista Gabriele Salvatores con la Colorado Film fondata insieme a Maurizio Totti e Diego Abatantuono: «La fiction – dice – offre l’opportunità di rivoluzionare l’ortografia e la grammatica cinematografica, un po’ come è avvenuto tra tv e pubblicità. Non bisogna temere la sperimentazione».
    (fonte: “La Stampa”, 25 settembre 2011 – articolo di Alessandra Comazzi)
  • Addio a Enzo Mirigliani, il padre di “Miss Italia”
    Si è spento oggi al Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato da alcuni giorni, Enzo Mirigliani. Aveva 94 anni e ad annunciarlo, “con grande dolore”, è stato il Concorso Miss Italia. Il patron della manifestazione era nato il 22 aprile 1917 a Santa Caterina dello Jonio (Catanzaro). Al momento della morte erano presenti la moglie Rosy, le figlie Rosaria e Patrizia, che da alcuni anni ha preso il posto del padre nell’organizzazione del concorso. Con loro c’era anche il nipote Nicola.
    Quinto di sei figli, Enzo Mirigliani lasciò la casa paterna a diciassette anni per arruolarsi nell’esercito italiano, dove rimase fino al 1952. Fu dall’anno dopo che cominciò a occuparsi di concorsi di bellezza, fino al 1959 quando a Trento, prendendo l’eredità dal creatore di Miss Italia Dino Villani, divenne il vero deus ex machina del concorso di bellezza.
    Cominciò la sua appassionata opera da Ischia. Facendo sognare milioni di ragazze e permettendo loro di sfilare in passerella. Il suo slogan era quello della “ragazza della porta accanto” e Miss Italia è cresciuta con lui, affermandosi sempre più come uno tra gli eventi più attesi e seguiti dal pubblico televisivo. La manifestazione è anche un modo per raccontare la storia del costume italiano.
    In ricordo del padre, che era emigrato negli Stati Uniti, nel 1991 lanciò anche Miss Italia nel Mondo, cui concorrono le giovani di origini italiane, nate e residenti in altre nazioni: fu subito un successo che negli anni ha contribuito ad avvicinare chi risiede all’estero al nostro Paese.
    Tutti gli hanno sempre riconosciuto di aver condotto un concorso corretto, sano, e di aver indicato, nel rispetto delle ragazze e delle loro famiglie, un modello di bellezza semplice e pulito. Osannato dalle sue miss come un divo, conosciuto da tutti, grande carisma, nonostante abbia sempre cercato di rimanere dietro le quinte, Enzo Mirigliani è stato il “patron” per antonomasia.
    Di lui Edmondo Berselli in un libro di Mondadori sui 70 anni di Miss Italia, scrisse: “Non si può negare che la personalità del patron ha provato a tenere insieme ‘democraticamente’ il lato più spettacolare e appariscente del concorso, fondato sull’esibizione della bellezza femminile, con un aspetto più familiare e domestico. Miss Italia è effettivamente uno show per tutti e la ‘ragazza della porta accanto’ deve apparire come una donna vera, certamente avvenente e desiderabile, ma consegnata a un’idea di normalità e di sana quotidianità”.
    “La vocazione più autentica del Concorso – scrisse ancora Berselli – è, oggi come ieri, quella di porsi come fucina di talenti e vetrina di ragazze che aspirano a entrare nel mondo dello spettacolo. Molte di loro ce l’hanno fatta: esse sono le testimoni della vitalità di questo ‘talent show’ che con Patrizia Mirigliani ha saputo proiettarsi nel nuovo millennio”.
    Nel 1990, su suggerimento di Maurizio Costanzo, Mirigliani abolì le canoniche misure delle miss (90-60-90) e, quattro anni dopo, aprì il concorso alle donne sposate e alle mamme, oltre che alle straniere con cittadinanza italiana. Nel 1996 fece scalpore l’elezione di Denny Mendez, unica miss di colore. “Denny ha diviso l’Italia”, scrissero alcuni giornali (“non rappresenta la bellezza italiana”), ma altri sottolinearono: “Mirigliani sorprende ancora una volta e anticipa i tempi. Con Denny il Concorso ha abbattuto un’altra barriera”, oppure “la vittoria della Mendez è la vittoria di Enzo Mirigliani”.
    Le finali dei suoi due concorsi vengono trasmesse in tv in tutti i continenti. Ha dato vita ad altre iniziative di successo, come “Un volto per il cinema”, “Il Meeting del Cinema Mediterraneo”, il premio letterario “Donna”, “Il televolto dell’anno”, “Il Festival del Pianobar”, perfino “Il cane e il suo padrone”, ma la sua più bella invenzione è stata “La Sartina d’Italia”, dal ’64 al ’70, una carovana in giro per dieci regioni, ogni sera uno spettacolo, con le ragazze impegnate nei teatri a confezionare abiti con la macchina per cucire davanti a famose sarte (Biki, Germana Marucelli, Wanda Roveda, Clara Centinaro); i presentatori erano Nunzio Filogamo, Mike Bongiorno, Corrado, Daniele Piombi, Nuccio Costa, ai quali si aggiungeranno poi a Miss Italia Pippo Baudo, Fabrizio Frizzi, Carlo Conti. E a cantare per le sartine c’erano gli artisti in voga, compreso un giovane Claudio Baglioni alle sue prime apparizioni in pubblico.
    Dal “suo” concorso sono emerse star come Sofia Loren, Lucia Bosè, Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Eleonora Rossi Drago, Gianna Maria Canale, Fulvia Franco, Giovanna Ralli, tanto per citare le più famose.
    Mirigliani ha ricevuto dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l’onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica e, in Campidoglio, a Roma, il “Premio della simpatia”, istituito da Aldo Palazzeschi e Domenico Pertica. Ma il riconoscimento per lui più bello è stato quello del figlio di Dino Villani, Stelio: “Mio padre – ha detto – non poteva riporre in mani migliori il concorso al quale teneva tanto”.
    Memorabile è stata la festa preparata a Roma da Patrizia per i 90 anni del papà, festa che ha riunito tante persone (“un mondo d’amore” è stata definita) alla quale sono intervenute le Miss Italia degli ultimi decenni e tanti personaggi vicini al Concorso: un omaggio al “piccolo calabrese grande gentiluomo” che del resto, nel suo peregrinare per l’Italia, è stato accompagnato da giornalisti e fotografi, molti dei quali – come una sua particolare famiglia – l’hanno seguito per oltre 30 anni, ogni estate con lui a parlare e a scherzare fino all’alba. Uno di essi ha scritto: “Mirigliani per natura ama il benessere, ma andrebbe a vivere sotto un ponte piuttosto che compiere una scorrettezza”.
    “Papà è morto nel mese di Miss Italia”, ha detto commossa Patrizia Mirigliani, la figlia che ha ‘ereditato’ il concorso di bellezza e il titolo di ‘patron’ dal padre Enzo. La nuova miss, la reginetta del 2011, è stata infatti eletta da pochi giorni, la notte tra il 19 e il 20 settembre scorsi. “Stava male da tempo – ricorda la figlia – stava male da due mesi. Ho fatto questa edizione del concorso con una forte emozione: mio padre era già ricoverato in ospedale, ma non ne volevo parlare durante le finali, non volevo che si venisse a sapere”. Raggiunta al telefono all’ospedale Gemelli, precisa che la data delle esequie non è stata ancora decisa: “Forse dopodomani, a lui piaceva piazza del Popolo a Roma, ma ancora non sappiamo”.
    (fonte: Repubblica.it, 26 settembre 2011)

CRITICA TV

Conti e i moribondi affetti da longevità
Quando mi capita di leggere un libro che spiega i cambiamenti sociali attraverso la tv (e in questo periodo ne sono usciti più d’ uno) la cosa che più mi incuriosisce è controllare subito come vengono descritti i varietà. Quasi sempre ignorati o raffigurati secondo i più vieti luoghi comuni. Ho una convinzione: proprio perché è uno dei luoghi meno influenzabili da un intervento diretto della politica, il varietà «parla». Dice cose molto interessanti a proposito della nostra società, dello spirito del tempo, degli umori che si intrecciano fra un numero e l’ altro. Venerdì sera, per esempio, Rai 1 ha raggiunto la considerevole vetta della 46^ puntata di «I migliori anni», il varietà condotto da Carlo Conti. Abbiamo visto sfilare, in un clima irreale da Villa Arzilla, artisti come Nico Fidenco, Nikka Costa, Milva, il corvo Rockfeller, Riccardo Fogli, Peppino Gagliardi e altri ancora. Tra le pieghe di questa festa consolatoria, l’ Italia appare irrimediabilmente un paese vecchio, inadatto ai giovani. Il suo mood è quello della nostalgia, il suo sguardo è rivolto all’ indietro. Sì certo, si prova sempre un po’ di tenerezza nell’ ascoltare le canzoni che hanno accompagnato la nostra adolescenza, nel rivedere la Fiat 600 o intravedere spezzoni de «I ragazzi di Padre Tobia». Ma in questo modo non si va da nessuna parte, si sta solo fermi a rimirarci l’ ombelico del tempo che fu. «I migliori anni», a dispetto del titolo, è il varietà degli anni peggiori, quelli che stiamo vivendo, è lo show della stagnazione, è lo spettacolo dello spread fra realtà e sogno. Come si diverte oggi l’ Italia in tv? Compiacendosi della sterilità, mettendo in scena tutti i nostri difetti, elevando il rimpianto a futuro. Per questo Carlo Conti è il presentatore perfetto di tutte queste compatibilità fittizie che esaltano gli spiriti quieti. Amiamo il nostro passato perché lo abbiamo svuotato di qualsiasi smania, di qualsiasi contenuto. Cosa ci dice «I migliori anni»? Che siamo moribondi affetti da longevità.
(fonte: “Corriere della Sera”, 25 settembre 2011 – articolo di Aldo Grasso)

TELEFILM

Le nuove Charlie’s (poco) Angels
Quando Charlie’s Angels venne mandato in onda tra il 1976 e il 1981, divenne un fenomeno culturale. c’era l’idea di base, per quei tempi molto originale, quella di tre donne molto sexy spesso in missione in bikini ma che al momento opportuno sapevano essere più letali dei maschi cattivi e corrotti che naturalmente le sottovalutavano. E poi c’erano i tre angeli che rispondevano agli ordini del misterioso Charlie: Kate Jackson, Jaclyn Smith e soprattutto Farrah Fawcett, che finì per ornare con i suoi poster le stanze di ogni teenager americano.
Di questi tempi in cui le tv continuano ad attingere al passato, un titolo perfetto da riciclare. E così, a pochi anni da quando Charlie’s Angels ha dato luogo a due film, con Cameron Diaz, Lucy Liu e Drew Barrymore, a partire da ieri sera, a 35 anni esatti dal debutto di quella originale, va in onda la nuova serie. «Ai tempi ero una bambina, ma ricord qualcosa di molto eccitante – ricorda la Barrymore, produttrice della nuova serie – Uno show la cui essenza era molto sexy, ma nello stesso tempo piaceva alle donne.
Per conquistare nuovi fan, il nuovo Charlie’s Angels ha introdotto vari cambiamenti. Per iniziare, le nostre intrepide detective operano adesso non più a Los Angeles ma a Miami: ancora sole e ancora sabbia insomma, ma un tocco di esotico in più e di sapore tropicale e multiculturale. E mentre gli angeli originali erano tutte expoliziotte con passati impeccabili, le nuove si portano dietro delle ombre. L’unica ex-poliziotta è Kate, l’attrice Annie Ilonzeh, ma l’hanno cacciata perché si è fatta corrompere. Abby, Rachael Taylor, è nata in una famiglia benestante ma ha scelto di fare la ladra. Eve, Minka Kelly, faceva gare di strada illegali in auto. «Siamo angeli con la faccia un po’ sporca», ammette Ilonzeh, primo angelo con la faccia da afro-americana che ricorda che da piccola, con le sue amiche, giocavano alle «Black Angels». «Adesso sono nello show e mi sembra un sogno. E poi qui non ci sono solo esplosioni e cattivi e moda e trucco ma quello che conta è la relazione tra noi». La Taylor aggiunge: «E’ una serie sulle seconde opportunità nella vita, sulla possibilità di ricominciare daccapo». E quelle pallottole? Affiancata dalle sue due compagne, l’attrice sul set, originariamente un magazzino, alle sue spalle si intravedono dei buchi di arma da fuoco. «Una scena di pochi giorni fa», continua. E chi ne è uscito meglio? «Che domande!»
Prima di iniziare le riprese, le nostre tre eroine sono state sottoposte a due mesi di rigoroso addestramento, hanno imparato a usare ogni tipo di arma, a guidare fuoriserie, ad andare a cavallo e hanno praticato arti marziali come il Krav Maga. «Possiamo far fronte a qualunque arma e a qualunque situazione – precisa la Kelly – E facciamo quasi tutto noi da sole, le controfigure ci servono per guidarci prima delle riprese». Mentre Charlie continuerà a parlare da un altoparlante, il suo assistente, John Bosley, avrà una presenza più determinante. «Sono quasi il quarto angelo», sostiene l’attore Ramon Rodriguez. Anche lui ha il suo scheletro in un armadio, una storia di evasione fiscale. Angeli poco angelici, stavolta.
(fonte: “La Stampa”, 24 settembre 2011 – articolo di Lorenzo Soria)

VIDEO

  • Il monologo di Marco Travaglio a Che tempo che fa di domenica 25 settembre
    Suddiviso in due video, ecco l’intervento di Marco Travaglio alla puntata di ieri del programma di Rai 3 “Che tempo che fa” con Fabio Fazio, compreso il monologo di oltre 12 minuti che ha sostituito nella parte finale del programma l’abituale appuntamento con Luciana Littizzetto.
  • Giuliano Ferrara a “TV Talk” inveisce contro Massimo Bernardini
    Giuliano Ferrara, intervenendo a “Tv Talk”, programma di approfondimento televisivo condotto da Massimo Bernardini su Rai 3, ha decisamente perso le staffe. Si è infuriato, uscendo dal seminato e arrivando ad attaccare, anche sul piano personale, e con insolita violenza, il conduttore. Semplicemente per non aver capito la domanda che questi gli aveva rivolto.
    In studio si parlava delle scuse pubbliche dell’ex capo del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn che, in diretta televisiva, aveva detto, in merito all’accusa di stupro: «Ho sbagliato ma non c’è stata alcuna violenza e non ho commesso reati  è stata durissima e non ce l’avrei fatta senza mia moglie». Bernardini intendeva ragionare con il direttore de Il Foglio circa un eventuale paragone tra i due, ma esclusivamente sul piano televisivo.Secondo Ferrara il solo accostare i due è risultato inammissibile. Il reato di Strauss-Kahn sarebbe cosa certa, acclarata, risaputa e ampiamente confermata ma la giustizia che lo ha sottoposto a processo, non potendo dimostrarne la colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, è stata costretta a lasciarlo libero; Berlusconi, invece, sarebbe vittima di una «giustizia borbonica, che si occupa di feste, nelle quali esercita il ruolo di giocoliere galante e invita le sue ospiti a ballare o a sentire racconti su Putin e, naturalmente, fa anche gli esercizi di piacere tipici di tutti i maschi eterosessuali italiani».
    Per Ferrara, Bernardini, non avrebbe tenuto conto del fatto che la cosiddetta colpa morale di Strauss-Kahn riguarderebbe non solo la moglie e il Paese, ma una povera cameriera abusata da un uomo potente. «Da noi la intercettazioni sono prove a carico». Poi, in un crescendo di toni, si è rivolto al conduttore ordinando: «il presidente del Consiglio imparate a rispettarlo, perché nessuno ha mai detto che ha usato violenza contro qualcuno! Ammettete la vostra colpa grave!». Mentre Bernardini tentava di spiegargli che nessuno, in studio, aveva dato al premier dello stupratore, Ferrara ha proseguito, senza sentire ragioni, infuriandosi sempre di più: «Vergognatevi! Chiaro? Moralisti dei miei stivali!», ha continuato a ripetere. Il conduttore, per sdrammatizzare, sorrideva e cercava di mandare avanti il programma. Non l’avesse mai fatto. Ferrara, a quel punto, irritato a morte per il suo sorriso, non si è fatto scrupoli a travalicare ogni limite, urlandogli: «rida! Spero che la intercettino con qualche puttana!»
    (fonte: IlSussidiario.net, 24 settembre 2011)

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Commenti»

1. pali - 26/09/2011

certo che ferrara ha fatto una figura del puffo… ma d’altronde da uno del genere cosa ci si poteva aspettare?

2. alessandro - 26/09/2011

Ferrara e’ uno dei tanti opinionisti che non si dovrebbe invitare in una trasmissione se non in quelle che parlano di politica . A tv talk dovrebbero ritornare a trattare argomenti piu’ legati alla tv e meno a fatti di cronaca, almeno si evitano polemiche di ogni tipo
Baila secondo me prima o poi andra’ in onda riveduto e corretto, se dovessimo essere pignoli ci sarebbe piu’ di meta’ programmazione da sospendere per somiglianze e copiature varie. Anni fa c’era stato campioni di ballo quindi anche ballando potrebbe essere una copia
Concordo parzialmente con Aldo Grasso su I migliori anni, a volte scherzando io dico chissa’ chi scongela stasera Conti e forse il successo di questo programma e’ proprio nella curiosita’ di rivedere alcuni artisti del passato piu’ o meno recente , anche se da un po’ di tempo sono sempre gli stessi a partecipare al programma . Forse c’e’ anche chi preferisce i cantanti di una volta rispetto a quelli di oggi

pali - 26/09/2011

sì, ma ANNI fa c’era campioni di ballo. campioni da ballo e ballando non sono mai andati in onda contemporaneamente. è quello secondo me il nodo cruciale

3. alef - 26/09/2011

comunque stasera si baila nonostante il giudice

4. Monica V - 26/09/2011

Ferrara ha sbagliato, e molto, ha trasceso e non doveva, diventando dittatoriale e fastidioso, pure a me che condivido alcune sue posizioni. Però c’è un’altra cosa da dire. Tv Talk, come la maggior parte dei programmi di Rai 3, la butta sempre in politica, ed in particolare fa di tutto per mettere in cattiva luce l’attuale premier. Ora, ci sono sicuramente dei comportamenti di Berlusconi criticabili, ma possibile che ogni trasmissione alla fine giri sempre intorno a lui, alla sua santificazione, da parte di chi è suo fan, o alla sua mostrificazione da parte di chi è contro? Quoto ciò che diceva Alessandro, Tv Talk dovrebbe fare un programma in cui si parla di tv, e non di politica. Io seguo la trasmissione da anni e vedo che Bernardini e soci vanno sempre a finire lì. La cosa che più mi da fastidio però è che conduttore e ospiti in studio cercano di far credere al pubblico che non sono di parte, quando è evidentissimo che lo sono. Ci vuole anche un pò di onestà: io sono di parte, io ammetto che lo sono, ho votato il centrodestra, e lo dichiaro apertamente. Tv Talk dovrebbe parlare dei veri problemi della tv, che non stanno nello schierarsi con un parte politica o con l’altra, ma sono altri: la prima serata che inizia sempre più tardi, i programmi che vengono continuamente spostati da un giorno all’altro spesso all’ultimo minuto, i programmi che durano tre ore invece che due, il frenetico copiarsi a vicenda le idee, come dimostrano le attuali diatribe sullo show “Baila!”, e via discorrendo.


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