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Nuovo DdL editoria, un bavaglio ai blog e ai siti italiani? 20/10/2007

Posted by Antonio Genna in Legge, Scienza e tecnologia.
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DdL editoriaIn un editoriale pubblicato da Valentino Spataro, curatore del sito web Civile.it, viene lanciato l’allarme nei confronti di un disegno di legge presentato in pieno agosto e approvato formalmente dal Consiglio dei ministri lo scorso venerdì 12 ottobre. In pratica, secondo il DdL Levi-Prodi (testo integrale in PDF) che dovrà ora seguire il normale iter parlamentare prima di diventare norma, ogni attività web dovrà obbligatoriamente registrarsi al Registro degli operatori di Comunicazione, causando notevole burocrazia correlata che porterebbe la quasi totalità di blog e siti non a scopo di lucro presenti in Rete a chiudere.
Per essere più chiaro riporto di seguito in forma integrale l’articolo pubblicato da Spataro sul sito sopra citato, che chiarisce bene le modifiche introdotte dal decreto legge.

La nuova legge sull’editoria del Governo obbligherà
tutti i blog e i siti a diventare testate giornalistiche

Non finiscono mai di provarci, da qualsiasi orientamento politico provengano.
Il web e’ libero nel mondo ma in Italia bisogna subordinarlo ad una iscrizione al Roc.
Spieghiamo bene.
Il disegno di legge sull’editoria presentato il 3 agosto 2007 dal Governo, bravi, propone:
Al link indicato il testo normativo proposto.

LE REGOLE PROPOSTE

Capo I
Il prodotto e l’attività editoriale

Art. 2 (Definizione del prodotto editoriale)
1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico.
3. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.

Art. 5 (Esercizio dell’attività editoriale)
1. Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative

Art. 7 Attività editoriale su internet)
1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

COME FUNZIONA OGGI
Oggi e’ prodotto editoriale quello realizzato da una casa editrice, una impresa cioe’ che chiede in Prefettura l’iscrizione nel registro degli editori con una semplice dichiarazione, e con indicazioni idonee nell’attività svolta al momento dell’iscrizione alla Camera di Commercio.
Chi ha un prodotto editoriale puo’ registrare al Roc, registro operatori di comunicazione presso l’autorità per le comunicazioni, il proprio sito web.
Chiederlo non e’ obbligatorio se non si e’ editori. E’ invece necessario se si vogliono contributi pubblici.
La nozione di prodotto editoriale e’ vincolata al lucro.

L’iscrizione al Roc impegna in una dichiarazione annuale su come e quanto si guadagna e al pagamento di diritti annuali in rapporto agli stessi. L’iscrizione al Roc ha tempi biblici: ci si trova l’anno dopo ad utilizzare un modulo elettronico che chiede il numero di registrazione al roc, senza che voi sappiate ancora qual’e’. E vi resta la raccomandata sperando in bene. (accetto rettifiche, naturalmente).

COME DIVENTERA’
La proposta e’ semplice: diventa prodotto editoriale anche “la cosa” fatta senza scopo di lucro. Pensiamo al blog di Grillo: e’ tutto gratuito, vende i propri cd, ma il sito e’ tutto gratuito, e lui non e’ impresa.
Con la nuova dizione il sito, anche gratuito, anche gestito da un privato, diventa prodotto editoriale. Ogni blog personale diventa prodotto editoriale, soggetto alla normativa sulla stampa, con limitazioni in caso di sequestro, ma responsabilità penali aggravate in caso di denuncia penale.
L’attività editoriale diventa tale anche se svolta da non imprenditori. Basta pubblicare su internet.

All’art.7 abbiamo una meravigliosa incapacità di essere imprecisi, consentendo interpretazioni estensive della responsabilità dei singoli, contrariamente a quanto afferma il codice delle comunicazioni per cui solo chi e’ autore di uno scritto risponde, non chi lo distribuisce (come telecom non risponde per le telefonate ingiuriose). Vediamo l’art. 7:

1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

Cosa significa rileva ? Significa che io blogger mi devo iscrivere al roc con tutti gli adempimenti del caso ?

2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.

Cosa significa autorizzare ? Consentire ? Controllare ?
Autorizzare puo’ anche essere letto come chi predispone il servizio che permette ad altri di scrivere in pubblico.
E cosi’ tutti i blogger saranno responsabili per il commento lasciato da un lettore.

L’ITER DELLA NORMA
Il Governo l’ha appena approvata.

CONCLUSIONI
Potessero, chiederebbero la carta d’identità a chiunque parla in pubblico.
Su internet il controllo e’ piu’ facile. E imporre procedure burocratiche per l’apertura di un blog sara’ il modo migliore per far finire l’internet Italiana.
Ricordate: il disegno di legge e’ uscito in pieno agosto 2007. Come tutte le leggi che vogliono migliorare la vita di noi tutti.

(testo tratto da Civile.it)

Ed ecco, tratte integralmente da un articolo pubblicato su Repubblica.it, alcune reazioni successive dopo le anticipazioni fornite dal quotidiano su disegno di legge.

Beppe Grillo attacca, Ricardo Levi risponde: si allarga il dibattito sul disegno di legge del governo sull’editoria che “burocratizzerebbe” i siti internet, anche piccoli e i blog, dopo le anticipazioni di Repubblica.it. Secondo il comico genovese, il ddl introduce un iter burocratico che “limita, di fatto, l’accesso alla Rete” perché “obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio prima risponde sul blog del comico (“Non spetta al governo ma all’Autorità per le comunicazioni indicare, con un suo regolamento, soggetti e imprese tenuti alla registrazione”) poi scrive una lettera a Grillo: col provvedimento “non intendiamo in alcun modo ‘tappare la bocca a internet'”. I Verdi annunciano emendamenti alla legge. Pietro Folena, presidente della commissione Cultura della Camera (competente anche per l’editoria) sottolinea: “Chi fa un blog non è un editore e non deve sottostare a regole riguardanti la stampa o gli operatori della comunicazione”.

L’allarme di Grillo. Conseguenza della legge, sostiene il comico, sarebbe la chiusura del 99% dei blog e “il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura”.

Levi: “Promuovere riforma del settore”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio precisa che intenzione dell’esecutivo “è promuovere la riforma del settore dell’editoria, a sostegno del quale lo Stato spende somme importanti”, per “tutelare e promuovere il pluralismo dell’informazione”. Nessuna intenzione “di censurare il libero dibattito” ma quella di “creare le condizioni di un mercato libero, aperto e organizzato”. In programma, a questo scopo, l’abolizione della registrazione presso i tribunali, finora obbligatoria per qualsiasi pubblicazione, sostituita “dalla registrazione presso il Registro degli operatori della comunicazione tenuto dal Garante per le comunicazioni”. Levi insiste: “Con l’obbligo della registrazione non pensiamo al ragazzo che realizza un sito o un blog ma a chi, con la carta stampata, e con internet, pubblica un vero prodotto editoriale e diviene un autentico operatore del mercato dell’editoria”.

Folena: “Punti da chiarire”. Il presidente della commissione Cultura della Camera chiede chiarimenti: “Chi fa un blog non è un editore. Quindi non deve sottostare a nessuna regola particolare riguardante la stampa o gli operatori della comunicazione. Anche io ho un blog, e un blog è un diario. Nel quale, certo, si può fare informazione. Così come esistono migliaia di siti. Quindi – conclude – va chiarito che chi fa informazione amatoriale online, così come è oggi, se vuole usufruire dei vantaggi della legge sulla stampa si iscriverà al tribunale, altrimenti non deve iscriversi da nessuna parte. Un conto è la professione, l’impresa, altro è la libera circolazione di idee e informazioni”.

Bellucci: “Riforma necessaria”. Contrario “a qualsiasi ipotesi di bavaglio” ma certo della necessità della riforma della legge sull’editoria Sergio Bellucci, responsabile Comunicazione e innovazione tecnologica del Prc. “Le risorse pubbliche devono essere usate per aumentare il pluralismo della comunicazione nella carta stampata e in internet” ma la riforma “dev’essere ispirata al criterio di regalare meno soldi ai grandi gruppi e aumentare le capacità di comunicazione dei piccoli gruppi e dei singoli cittadini”.

“Verdi contrari al registrazione”. Alfonso Pecoraro Scanio annuncia che i Verdi presenteranno emendamenti alla legge “per evitare restrizioni per chi apre un blog e consentire a tutti gli utenti di parlare liberamente preservando la democrazia web”. Per il ministro dell’Ambiente, “essendo un disegno di legge, per l’approvazione dovrà passare in Parlamento e lì sarà possibile apportare modifiche e migliorare il testo. Invito tutte le forze politiche a sostenere l’iniziativa dei Verdi per non limitare la possibilità d’espressione in Rete”.

Di Pietro: “No bavagli”. Fra i primi politici-blogger, Antonio Di Pietro è convinto che “il ddl vada bloccato”, perché “metterebbe sotto tutela internet in Italia e ne provocherebbe la fine”. Parla di “una legge liberticida”, e conclude: “Per quanto mi riguarda, questa legge non passerà mai, a costo di mettere in discussione l’appoggio dell’Idv al governo”.

(testo tratto da Repubblica.it)

AGGIORNAMENTO del 20 ottobre, pomeriggio: aggiungo qui sotto un altro articolo pubblicato su Repubblica.it, in cui il ministro delle Comunicazioni Gentiloni riconosce che il DdL va cambiato.

Ddl editoria, Gentiloni ammette:
“Un errore la registrazione dei siti”

ROMA – “Un errore da correggere”. Con queste parole Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni, ammette sul suo blog che è giustificato l’allarme suscitato dalla norma sulla registrazione dei siti internet inserita nel disegno di legge di riforma dell’editoria proposto da palazzo Chigi. Una presa di posizione che segue le assicurazioni date ieri dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Levi sul fatto che l’esecutivo non intende in alcun modo censurare internet.
“L’allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato”, scrive Gentiloni, aggiungendo che la correzione è necessaria perché la norma in questione “non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive”.
Il ministro riconosce poi, come ha fatto anche il titolare delle Infrastrutture Antonio Di Pietro nel suo blog, la propria fetta di responsabilità nell’accaduto “per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri”. Il disegno di legge è stato approvato la settimana scorsa dal governo e già nei prossimi giorni dovrebbe essere preso in esame alla Camera.
“Pensavo – prosegue Gentiloni – che la nuova legge sull’editoria confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono sì una registrazione ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistiche on line, caratterizzate da periodicità, per avere accesso ai contributi della legge sull’editoria”.
Per il ministro delle Comunicazioni, dunque, “va bene applicare anche ai giornali on line le norme in vigore per i giornali, ma sarebbe un grave errore estenderle a siti e blog. Ho sempre sostenuto questa tesi, sia in Parlamento che nei dibattiti pubblici, anche martedì scorso, rispondendo a una domanda del verde Fiorello Cortiana (in occasione del Festival Eurovisioni di Roma, ndr). Il testo, invece, è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l’attività di molti siti e blog”. In definitiva, “meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l’errore, si tratta ora di correggerlo. E sono convinto che sarà lo stesso sottosegretario alla Presidenza Levi a volerlo fare”.

(testo tratto da Repubblica.it)

Commenti»

1. stesc86 - 20/10/2007

che tristezza…non so più in che paese mi trovo…e la libertà di parola? sta diventando sempre più una chimera

2. Carlo - 20/10/2007

scandaloso.

3. C W - 20/10/2007

E’ una vergogna! Bisognerebbe mettere su una grossa campagna contro questa legge liberticida! Ora stiamo capendo cosa significhi avere i comunisti al governo

4. “Levi-Prodi”, dovremo chiudere i nostri blog? « CarlOOgle - 20/10/2007

[…] Antoniogenna […]

5. burchio - 20/10/2007

al peggio nn c’è mai limite…
quando sono su quel seggiolone sono tutti uguali

6. nicola - 20/10/2007

Mah, l’idea è orrenda e secondo me non sarà approvata. La reazione popolare sarebbe immensa e tanti partiti politici sembrano contrari.

7. Trisha - 20/10/2007

Non bisogna dimenticare che L’Italia è al 78° posto perchè definito paese parzialmente libero e questo accade sia che governi la destra sia che governi la sinistra. Credo che questa legge sia stata fatta solo per avere un maggior controllo su cosa circola in rete cercando di far tacere chi critica il Governo. Il V-Day di Beppe Grillo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono senza parole ma se dovesse accadere non pagherei mai per avere uno spazio per il mio blog. Preferirei chiuderlo per protesta.
Quando accadono queste cose mi VERGOGNO di essere italiana.

8. alanstix - 20/10/2007

La colpa é nostra che continuiamo a dare il voto a questi vecchi decrepiti della politica italiana. E’ impensabile che una persona alla soglia dei 70 anni riesca a comprendere le potenzialità della rete e le sue forme di libera espressione. In Italia bisogna un rinnovamento radicale delle persone che fanno politica. Rischiamo che il nostro prossimo presidente del consiglio (Berlusconi), quando sarà in carica, se il governo attuale riesce a chiudere la legislatura naturale, avrà circa 73 anni!!
Se vediamo gli altri stati, come la vicina francia, la media dell’età dei ministri é sui 40 anni, che bellezza.

9. Tarrrantola’s Blog » Blog Archive » godiamocelo finchè dura - 20/10/2007

[…] continuate a leggere l’articolo e leggete anche quello riportato da Antonio Genna QUI  e un secondo post scritto da Beppe […]

10. gibi7 - 20/10/2007

Speriamo che questa legge sbagliata non passi.

11. fiak - 20/10/2007

tu non commenti? è un pò triste limitarsi a riportare per intero articoli già scritti!

12. Antonio - 20/10/2007

@Fiak: ti riferisci a me? Credi che riportando qui la notizia con le parole che ho usato sopra abbia bisogno di dire esplicitamente “che schifo di legge”, “è sbagliato”, etc etc? In genere non riporto articoli già pubblicati altrove, ma in questo caso specifico è meglio essere il più chiari possibile per illustrare la situazione, ed ho ritenuto che fosse meglio riportare l’articolo di Civile.it piuttosto che scriverne un altro in cui direi esattamente le stesse cose.

13. Ma che grandi teste di cazzo! « Lobotomia & WordPress - 20/10/2007

[…] Nuovo DdL editoria, un bavaglio ai blog e ai siti italiani? […]

14. Alex - 20/10/2007

Comunque , come ha gia’ inserito Antonio con un aggiornamento tratto da repubblica e ce n’e’ uno anche sul sito del corriere, Gentiloni ha detto che va riletto bene il ddl e riscritto. Anche Di Pietro si e’ scusato sul suo blog per non aver letto bene il ddl parola per parola.

15. lesnek - 21/10/2007

ciao

e comunque difficili applicare questa legge medievale, nel web, non tutti gli spazi per blog e siti sono italiani, per esempio wordpress

16. Lo psicologo - 21/10/2007

Una tassa su internet… e questo nella migliore delle ipotesi. Sì, perché qui si rischia ben di peggio del solito ingiusto balzello al quale ci ha abituato il signor Prodi.

Se c’è ancora un minimo di giustizia in questo nostro paese il decreto finirà nella spazzatura e nessuno ne parlerà più… fino al prossimo tentativo!

17. Top Posts « WordPress.com - 21/10/2007

[…] Nuovo DdL editoria, un bavaglio ai blog e ai siti italiani? [image]In un editoriale pubblicato da Valentino Spataro, curatore del sito web Civile.it, viene lanciato […] […]

18. Loud - 21/10/2007

Questa è informazione disinformata…
Il ddl non pone rischi per i blogger, essi non rientrano nell’ambito soggettivo del disegno, né i weblog rientrano in quello oggettivo. I blogger non fanno attività editoriale, forse solo qualcuno, ma in generale no.
Qualche sito web (aziendale o non) può anche darsi si occupi di attività editoriale senza autorizzazione formale (registrazione in tribunale) e qui bisognerà approfondire meglio. Ma i weblog no, non centrano nulla. Chi ha un blog ed espone, con esso, i propri pensieri non fa alcuna attività editoriale, né lucrativa né non. E il weblog non è certo un prodotto editoriale.

Qualcosa l’ho spiegato nel mio ultimo post
http://www.lucalodi.it/2007/10/21/ddl-editoria-e-gia-sono-polemiche-dal-web-ma-i-blogger-non-sono-coinvolti/

E’ informazione sbagliata dire che il ddl metterebbe il bavaglio ai blogger. Bastano un’interpretazione letterale ed un sistematica per comprendere come ciò non sia vero.

Cordialmente.
LL

19. Marco - 25/10/2007

Una considerazione: chi stabilisce poi che i siti web non abbiano una forma imprenditoriale?
Mi spiego: da qualche mese ho fatto http://www.gutenberg2000.org per cercare anche di incassare qualcosina di soldi dalla pubblicità di Google, visto che l’economia langue e mi sono dovuto reinventare qualcosa per arrotondare con la mia attività.
E’ un sito in gran parte di contenuti ma che offre anche servizi editoriali (dalla fotografia all’ufficio stampa ecc.).
Ora, già pagando le tasse per l’attività, perchè ne devo pagare altre (40,00 euro/mese di bollo)?
In quale altro Paese del mondo succede lo stesso?
Ma poi… chi tutela gli interessi che questa Legge andrebbe a toccare di Providers, webmaster, inserzionisti pubblicitari ed agenzie pubblicitarie che posizionano gli annunci nel web?
Sapete che vi dico ? che dietro c’è tutta una manovra di favori al Berluska che teme che la pubblicità mirata nel web, che viene pagata solo se funziona, possa andare a penalizzare i suoi incassi di Publitalia.
E’ quello che hagià fatto sottobanco silurando Wanna Marchi e Corbelli che erano i leader delle televendite quando governava lui.

20. Ma che grandi teste di cazzo! | The Brain Machine - 19/06/2010

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