Cinema futuro (1.306): “Bronson” 09/06/2011
Posted by Antonio Genna in Cinema e TV, Cinema futuro, Interviste, Video e trailer.trackback
“Bronson”
Uscita in Italia: venerdì 10 giugno 2011
Distribuzione: One Movie
Titolo originale: “Bronson”
Genere: azione / biografico / drammatico
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Brock Norman Brock e Nicolas Winding Refn
Durata: 89 minuti
Uscita in Gran Bretagna: 13 marzo 2009
Sito web ufficiale (G.B.): cliccate qui
Sito web ufficiale (Italia): cliccate qui
Cast: Tom Hardy, Matt King, Amanda Burton, James Lance, Gordon Brown, Paul Donnelly, Kelly Adams, Luing Andrews, Katy Barker, Mark Devenport, Andrew Forbes, Jon House
La trama in breve…
Gran Bretagna. Michael Gordon Peterson nasce e cresce nei quartieri operai delle città britanniche dove negli anni cinquanta tutto sembra seguire un ordinato e regolare piano di sviluppo. Ma il suo destino è ben lontano dalla quieta routine della gente che lo circonda: dopo prime malefatte adolescenziali, come l’aggressione all’insegnante e ai compagni del liceo, Michael si prepara a colpi più grossi e, costruitosi un fucile a canne mozze, si presenta all’ufficio postale dove ruba 26.18£. Per il furto Michael è condannato a sette anni di carcere durante i quali manifesta la sua indole irrequieta con ripetute aggressioni e provocazioni alle guardie carcerarie che non gli lesinano repliche a tono.
La natura del personaggio non è affatto repressa dall’esperienza di reclusione ed anzi esploderà in un crescendo di violenza che lo pseudonimo Charles Bronson, affibbiatogli dall’impresario dei suoi primi incontri di boxe, stigmatizza perfettamente: dal 1987 Michael sarà conosciuto con il nome dell’attore americano diventato archetipo del duro e famoso protagonista di film western e bellici degli anni sessanta e settanta. La storia biografica di Peterson prosegue con salti cronologici fino ai giorni nostri: Michael alias Bronson è tutt’oggi -2011- in carcere, dove sconta la condanna all’ergastolo e dunque il resto della sua vita.
LE PAROLE DI NICHOLAS WINDING REFN
Cosa rende Bronson molto più di una biografia standard e di un film ambientato in prigione. Ci racconta come è arrivato a questo tipo di astrazione per descrivere la vita di Bronson?
Raccontare la vita di un uomo chiuso in prigione, per giunta in isolamento non è stato per nulla semplice. Volevo che emergesse la vicenda del personaggio come una performance da palcoscenico, come se lui in prima persona avesse voluto parlare della sua vita e come gli sarebbe piaciuto vedersela scorrere davanti agli occhi. Questo è il tipo di scomposizione che ho voluto fare nel film.
Perché è stato importante dare una visione del personaggio Bronson così articolata?
Penso sia decisamente un uomo intelligente. Se non fosse finito in prigione sarebbe diventato un personaggio fuori dall’Inghilterra, un uomo capace di creare una mitologia su se stesso. Non avevo nessuna intenzione di girare una biografia di Charles Bronson, volevo fare un film sulla trasformazione, sul diventare Charles Bronson, il più grande “brand di se stesso”, capace di autopromuoversi come simbolo anti-autoritario fuori dai confini inglesi.
Dove sono le radici del disagio sociale di Charles Bronson nel mondo reale?
Non l’ho mai incontrato. Non ho mai incontrato nemmeno un membro della sua famiglia perché non volevo fare una biografia. Volevo reinterpretare la sua trasformazione perché questa è la parte interessante. Bronson è probabilmente ciò che abbia mai fatto di più simile ad una biografia ma strutturalmente è diviso in tre sezioni. La prima sezione coincide con la sua presenza sul palco per parlarci della sua vita, come fosse la sua vita percepita da noi spettatori. Nella seconda parte, durante il suo rilascio per 69 giorni, potete vedere le sue difficoltà a relazionarsi con il mondo esterno. È un po’ come un personaggio delle fiabe di Andersen, un piccolo soldatino di stagno che girovaga per il mondo senza riuscire a relazionarsi con chi gli sta attorno. Incontra una donna e si innamora ma non riesce a capire la gradualità e la manifestazione del sentimento. La terza parte è su come Charlie viene visto dagli altri. Ecco perché alla fine trasforma se stesso in un vero e proprio brand.
Come ha scelto Tom Hardy per il ruolo?
La prima volta che ci siamo incontrati, Tom e io non ci siamo piaciuti affatto. Ci siamo incontrati in un’enoteca di Londra. Lui è un alcolizzato o ex alcolizzato, io sono astemio. Non sarebbe potuta andare peggio. Pensavo: non funzionerà. Sono sicuro che mi abbia trovato arrogante. Alla fine l’errore era stato mio perché non sapevo ancora che cosa volessi o cosa non volessi. Non avevo ancora deciso come immaginare il film, non l’avevo ancora scritto, avevo solo l’idea.
Per molti anni si è cercato di fare questo film. Ho incontrato un po’ di star di Hollywood. Jason Statham e Guy Pierce. Erano adatti ma credo che non prendessero la parte troppo seriamente. Avevo visto tutti i giovani attori inglesi ma il direttore del casting continuava a ripetermi che avrei dovuto incontrare di nuovo Tom. Non ne avevo nessuna intenzione. Ero decisamente infantile. Alla fine non era rimasto nessuno e l’incontro era diventato inevitabile.
Ci siamo incontrati circa sette mesi dopo, ma da quel momento sapevo finalmente cosa non volessi, ero più preciso e Tom aveva lavorato molto nel frattempo, così quando ci siamo ritrovati è stato come scoprire di avere davanti Charles Bronson.
In che senso l’incompatibilità tra lei e Tom è stata produttiva?
Sono sicuro ci abbia aiutato quando abbiamo iniziato a lavorare insieme. Mi è piaciuto davvero molto lavorare con lui. È stato molto difficile per lui perché avevo meno di un milione di dollari per fare l’intero film. Avevo cinque settimane per girare, quindi Tom si è trovato davvero sotto pressione.
Sapendo che preferisce girare le scene in ordine cronologico, dove ha inserito il monologo?
L’abbiamo girato alla fine perché fondamentalmente è il modo in cui Charles Bronson vede il mondo dal suo personale punto di vista, così ho costruito l’intero film per arrivare alle sue performances da palcoscenico. Prima abbiamo girato le sue esibizioni e l’ultimo giorno la sequenza in primo piano in cui racconta la sua vita.
Che cosa ha guadagnato il vero Charles Bronson dal film?
In Inghilterra non sono concesse royalties per i carcerati. La sua famiglia ha ricevuto un compenso ma nessun ritorno economico. Penso che Charlie sia contento sia stato fatto un film su di lui. Potrebbe pensare: è il più bel film mai fatto e io non l’ho mai visto!
Come potrebbe vederlo?
Non lo vedrà mai. Non gli sarà mai permesso di vederlo. Ho saputo che è venuto a conoscenza del film via telefono. Sua madre è venuta a vederlo in anteprima e le è piaciuto molto. Questo mi tranquillizza e mi fa molto piacere. Il Bronson di oggi è appena stato isolato completamente, ciò significa che è stato di nuovo spostato in cella di isolamento e che i contatti con le persone che stavano preparando il film sono stati interrotti.
Pensa che Bronson sia pazzo?
È clinicamente sano ma ovviamente la sua percezione della vita è molto diversa. Ma questo è il punto che ho trovato interessante. Charlie Bronson, o Michael Petersen, non ha mai ucciso nessuno. Se avesse fatto cose del genere avrei avuto degli scrupoli morali. È piuttosto una specie di artista concettuale. È come qualcuno che usa la violenza come una personale espressione artistica e io credo che l’arte sia un atto di violenza. Certamente ci sono molti parallelismi tra la sua vita e la mia. In un certo senso il suo percorso è molto simile alle mia personale trasformazione.
Da calcolatore quale sembra, perché non ha mai cercato di ottenere la libertà per buona condotta?
Questa è la grossa domanda ed è proprio per questo che è stato così difficile scrivere il film. Perché uno che è apparentemente sano e eterosessuale vorrebbe trascorrere tutta la vita in isolamento? Per me è stato davvero il suo subconscio. Fare un film su una prigionia è difficile perché è tutto incentrato sull’evasione. I temi solitamente sono: cercare di evadere, organizzare di evadere o aiutare a programmare un’evasione, perché mai uno vorrebbe rimanere? Non è convenzionale. Stavo leggendo la sua biografia per trovare un appiglio dentro di lui e ad un certo punto ho letto che avrebbe sempre voluto starsene lì dentro. Doveva essere lì, quasi lo desiderava. Ma perché? Il filo conduttore è il suo narcisismo, ad un livello tale da nutrire la sua frenesia. Avrebbe desiderato sacrificare ogni cosa per diventare famoso.
Per concludere sul grande enigma Charles Bronson: quanto Charles Bronson è davvero parte di Michael Petersen e quanto è un prodotto del sistema?
Penso sia entrambi. Penso che Charles Bronson fosse già in lui ma penso che la prigione sia stata la molla che gli abbia permesso di emergere.
NOTE BIOGRAFICHE SU MICHAEL PETERSON
1952
Il 6 Dicembre Eira e Joe registrano Michael Gordon Peterson all’anagrafe di Aberystwyth, centro mercantile del Galles occidentale.
1956
All’età di quattro anni, Michael si trasferisce con la famiglia a Luton, piccola cittadina a nord di Londra, da cui trasloca poco dopo per spostarsi ad Ellesmere Port nel Cheshire. Adolescente, Michael inizia a cacciarsi nei primi guai.
Anni ’60
Micheal ritorna a Luton che considera la sua città. Per guadagnare da vivere lavora al circo come forzuto.
1970
Si sposa con Irene, conosciuta l’anno precedente e dalla quale ha un figlio, Michael. Inizia a frequentare il giro dei boxeur dei quartieri est di Londra, dove combatte a mani nude per Lenny McLean.
1974
All’età di 22 anni Michael entra in un ufficio postale con un fucile a canne mozze e intenta una rapina; ruba 26.18 sterline e guadagna una condanna a sette anni di prigione: ha inizio la lunga ed interminabile trafila dentro e fuori dal carcere. Le sentenze si susseguono e più volte sono emesse per crimini commessi all’interno della prigione: ricatti, minacce, tentativi di aggressione alle guardie della prigione gli hanno costato il prolungamento della pena.
1979
Michael divorzia da Irene.
1987
Michael cambia nome e diventa Charles Bronson (detto anche Charlie); secondo l’impresario per cui combatteva, lo pseudonimo conferisce aggressività e violenza al personaggio anche per il riferimento all’attore americano Charles Bronson famoso protagonista di film western e bellici, volto dell’uomo duro e freddo.
1988
Michael alias Charlie Bronson è rilasciato dal carcere ma dopo soli 69 giorni di libertà è nuovamente arrestato ed imprigionato con l’accusa di furto in una gioielleria dove ha rubato l’anello di fidanzamento.
1992
Uscito dal carcere, dopo 53 giorni Charles Bronson è nuovamente arrestato a causa di una cospirazione per rapina.
1999
All’interno del carcere di Woodhill è costituita un’unità speciale contro Bronson e altri due prigionieri per ridurre il rischio di aggressione contro lo staff e gli altri prigionieri.
2000
Bronson è condannato all’ergastolo e al pagamento di una multa triennale per aver tenuto in ostaggio un insegnante; il tentativo di appello inoltrato dagli avvocati sarà rifiutato dalla corte nel 2004.
2001
Bronson incontra la bengalese Fatema Saira Rehman; dopo essersi visti dieci volte all’interno del carcere, i due decidono di sposarsi e per lei Charles si converte all’Islam, cambiando nome in Charles Ali Ahmed.
Charles-Ahmed ha sostenuto che, all’indomani dell’11 Settembre, due musulmani si sono presentati in carcere e gli hanno offerto la libertà in cambio dell’infiltrazione di amici musulmani nel carcere.
2005
Fatema chiede e ottiene il divorzio da Charles; in successive interviste la donna dichiara che l’ex marito si faceva beffa di lei e che non era nient’altro che un razzista.
2008
Considerato prigioniero di Categoria A, Bronson è trasferito alla prigione di massima sicurezza di Wakefield. A Settembre chiede la libertà condizionale, ma la sua richiesta è rinviata.
2009
Si tiene l’udienza per la condizionale che è però negata: il giudice dichiara che Bronson non ha dato alcuna prova di buona condotta e non si merita la condizionale.
2010
A Novembre, Bronson è protagonista di un altro incidente nel carcere di Wakefield: denudatosi, si ricopre di burro e attacca sei guardie. L’incidente del burro avviene una settimana dopo quello dell’aggressione di quattro guardie che stavano cercando di riportarlo nella cella di isolamento.
2011
Oggi Bronson è internato a Wakefield High-Security Prison, la più grande prigione di massima sicurezza del Regno Unito. Qui prosegue con le sue attività artistiche, scrivendo libri e realizzando opere d’arte che hanno già trovato un circuito di vendita ed esposizione.
Il trailer italiano:
Trame ed altre informazioni sono tratte dal materiale stampa relativo al film.
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